Roma – “L’Unione europea non gode di ottima salute. Non è quindi scontato che il contenuto del ‘winter package’” relativo al mercato dell’energia riesca ad essere approvato, “come concordato, entro l’anno”. Se invece passasse nei tempi previsti e “senza sostanziali modifiche”, il nostro Paese non potrebbe gioirne. Lo indica un documento consegnato dal Coordinamento Fonti rinnovabili e efficienza energetica (Free) ai deputati della commissione Attività produttive di Montecitorio. Secondo l’organizzazione, infatti, “il ritardo italiano” in questo ambito “renderebbe elevato il rischio di procedure di infrazione, a meno di un energico colpo di reni” da parte di governo e Parlamento. Servirebbe uno scatto, dunque, “di cui per il momento non si intravedono le premesse”, lamenta l’associazione.
Il giudizio espresso dal Coordinamento Free sulle proposte che si stanno discutendo in sede europea è molto positivo. L’unica perplessità riguarda “la fine dell’accesso prioritario alla rete” per l’energia prodotta con le rinnovabili e la cogenerazione. Ma la previsione di lasciare agli Stati membri la possibilità di mantenere la priorità soddisfa l’organizzazione, che invita però i Paesi membri a “prestare molta attenzione” a questo aspetto.
L’associazione punta il dito contro i ritardi del sistema italiano. Il primo problema riguarda lo sviluppo del mercato ‘intraday’, che prevede contrattazioni fino alla consegna dell’energia. L’Ue, per come si sta configurando la norma, prevede che “ai partecipanti al mercato elettrico sia consentito di vendere energia il più possibile vicino al tempo reale della sua consegna”, mentre, si legge nella memoria consegnata ai deputati, questa condizione è “ben lontana dall’essere realizzata in Italia”. Qualora ci si mettesse al pari di Paesi come “Germania, Spagna, Regno unito”, prosegue il documento, anche il settore dell’eolico e del fotovoltaico avrebbero accesso a questo mercato, “ma forse è proprio questo il ‘rischio’ che si vuole evitare”, denuncia maliziosamente il coordinamento.
Ulteriore nota dolente, per l’Italia, riguarda i sistemi di accumulo, che nel winter package “sono di fatto equiparati agli impianti di produzione” e sono destinati a un ruolo importante nel futuro assetto del sistema energetico. C’è però un “vuoto di iniziative che caratterizza la politica energetica del nostro Paese”, e questo “malgrado in Italia siano presenti imprese in grado di fornire accumuli elettrochimici di ultima generazione”. Se l’inerzia rimarrà invariata, ammoniscono dal Coordinamento Free, c’è il rischio di perdere un’opportunità di sviluppo industriale legata ai sistemi di accumulo.
Infine, la situazione più disastrosa riguarda il riequilibrio tra domanda e offerta di energia. Sulle figure del “cliente attivo” e delle “comunità energetiche locali” siamo molto indietro, così come sugli “aggregatori” che dovranno fare da “intermediari tra gruppi di consumatori e il mercato”. Su questi aspetti, sentenzia l’organizzazione, “il ritardo italiano nei confronti non solo delle indicazioni contenute nei documenti di Bruxelles, ma anche di quanto già realizzato in altri Stati membri, è ancora più clamoroso di quello esistente per ilo mercato infraday e la promozione dei sistemi di accumulo”.