Roma –
La crisi di governo è aperta. Matteo Salvini vuole andare subito in Parlamento e ha presentato una mozione di sfiducia per certificare una maggioranza che non c’è più. Il premier Conte lo sfida e lo invita a spiegare agli italiani perché vuole staccare la spina al governo. Alla fine di una giornata tesissima passata per un colloquio del premier Giuseppe Conte con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a certificare il precipitare della crisi è una nota ufficiale di Matteo Salvini. I tempi non sono ancora certi ma il capo della Lega attacca e dice che “le vacanze non possono essere una scusa per perdere tempo e i parlamentari possono tornare a lavorare la settimana prossima”. Durissima la replica di Conte: “Non è il ministro dell’Interno dettare i tempi né convocare le Camere, spetta ad altri, a lui invece il compito di spiegare agli italiani, da senatore, le ragioni che lo inducono a interrompere bruscamente questa esperienza di governo”.
Il premier non risparmia accuse e allusioni: prima le inchieste russe poi definendo la scelta del vicepremier dettata solo da calcolo politico per capitalizzare il consenso. “Questo governo non era in spiaggia e non posso accettare che possa essere svilito il lavoro di colleghi e dei parlamentari”. Conte accetta di andare in Parlamento ma di fatto lascia il cerino nelle mani di Salvini su cui scarica del tutto la responsabilità della crisi nel momento più difficile e portando gli italiani a votare in piena sessione di bilancio. Il leader della Lega ha ormai deciso che è “inutile andare avanti a colpi di ‘no’ e di litigi, come nelle ultime settimane, gli Italiani hanno bisogno di certezze e di un governo che faccia”.
“Noi siamo pronti, della poltrona non ci interessa nulla ma una cosa è certa: quando prendi in giro il Paese e i cittadini prima o poi ti torna contro e ne paghi le conseguenze” ha replicato Luigi Di Maio all’alleato che poi ha lanciato il siluro anche agli elettori leghisti: “con elezioni a ottobre, il governo si insedierà a dicembre aumenterà l’IVA. Di Maio ha anche invitato con un appello a tutte le forze politiche a votare prima la riforma costituzionale che riduce i parlamentari, arriverà a settembre per l’ultima lettura.
Naturalmente i passaggi formali della crisi non sono definiti e possono essere di varia natura. Il governo può andare in Parlamento per una verifica della sua maggioranza, (annunciata dallo stesso premier ieri) oppure la Lega presenta formalmente una mozione di sfiducia, ritira la sua delegazione di ministri dall’esecutivo o come quarta ipotesi il premier Conte rimette il suo mandato nelle mani di Mattarella che a quel punto farà le sue valutazioni.
Per le verifiche del caso il capo dello Stato nel pomeriggio di oggi ha ricevuto anche il Presidente di Montecitorio Roberto Fico e si è tenuto in contatto con Elisabetta Casellati, colloqui serviti a fare il punto sulla tempistica di riapertura del Parlamento e convocare tutti i deputati e senatori in giorni di vacanza.
Per questi motivi la prossima settimana sono attese le convocazioni dei capigruppo dei partiti per riconvocare le Camere che potrebbero essere riaperte intorno al 20 agosto e dare inizio alla crisi formale in piena estate.