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Sugli Eurobond lo strappo di Conte.

Sugli Eurobond lo strappo di Conte. "Senza nuovi strumenti facciamo da soli"

Per Italia e Spagna gli strumenti finanziari sono inadeguati ad affrontare lo shock economico. "Se la proposta sono i soliti prestiti facciamo da soli" ha detto Conte ai colleghi in videoconferenza

Roma – Nell’ultimatum all’Europa per battere un colpo si era spinto fino a rifiutare la bozza presentata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Nella contrastata riunione del Consiglio europeo  il premier Giuseppe Conte e il collega spagnolo Pedro Sànchez hanno alzato la voce: per Italia e Spagna servono nuovi strumenti finanziari dell’UE altrimenti quelli esistenti sono insufficienti.

Le conseguenze della crisi dopo Covid “vanno affrontate domani mattina e non nei prossimi mesi” è il messaggio lanciato dal premier italiano in videoconferenza con gli altri 26 capi di governo. Un pressing sostenuto insieme a Sànchez, Emmanuel Macron e gran parte dei leader che mercoledì avevano firmato l’appello a favore dei titoli di debito comune.

Nel gran rifiuto, propone che i presidenti istituzionali. David Sassoli, Ursula von der Leyen, Charles Michel, Christine Lagarde e dell’eurogruppo Mario Centeno, lavorino  “per trovare una soluzione adeguata e una risposta ambiziosa e comune alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo”. Dall’altra parte dello schermo c’è pero il muro dei leader rigoristi:  Austria, Germania, Olanda, Danimarca e Finlandia che hanno messo il veto sugli Eurobond, anche quelli legati alla sola emergenza del Coronavirus.  

Un braccio di ferro che costringe Conte a usare toni particolarmente duri : “Nessuno pensa a una mutualizzazione del debito pubblico, ciascun paese risponde per il suo e continuerà a farlo”.  Ma se si pensa di usare gli strumenti del passato con aiuti indirizzati ai singoli Stati, “non disturbatevi – ha ammonito – ve lo potete tenere, l’Italia non ne ha bisogno, facciamo da soli”.

Così il premier ha continuato nella richiesta di una reazione con “strumenti finanziari innovativi e realmente adeguati a fronteggiare una guerra che dobbiamo combattere insieme per vincerla quanto più rapidamente possibile”. La linea dura mette l’accento sulle proposte timide contenute nella bozza portata all’attenzione del Consiglio europeo, inadeguate a questo shock simmetrico di così devastante impatto. Strumenti che Conte spiega ai colleghi, sono stati elaborati per intervenire con riguardo a tensioni finanziarie dei singoli paesi.

Il rinvio per trovare nuove soluzioni lascia il campo senza vincitori nè vinti. Eccetto uno: l’Unione europea che nei momenti di crisi estrema soffre il ruolo pesante dei governi nazionali e purtroppo conferma la sua incapacità di reagire.

 

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