Bruxelles – Più risorse, più flessibilità e dunque meno regole. Parlando della proposta rivisitata di bilancio comunitario pluriennale (2021-2027), più soldi nelle tasche degli Stati membri potrebbero comportare “un rischio maggiore di reati di frode in relazione ai fondi”. In un’intervista a Euronews, Laura Codruta Kövesi, capo della Procura pubblica europea (EPPO), mette in guardia sui pericoli connessi all’introduzione di un bilancio pluriennale “ampliato” per far fronte alla crisi Coronavirus.
L’EPPO, l’istituzione europea responsabile per i crimini contro il bilancio dell’UE e contro la criminalità organizzata trasfrontaliera, servirà proprio a monitorare questo genere di reati fiscali e finanziari. Prevista dal Trattato di Lisbona, in realtà ancora non è entrata in attività e non è detto che riesca a farlo entro la fine del 2020, come previsto attualmente. Per cominciare mancano le “risorse finanziarie e di bilancio”, denuncia la prima procuratrice capo di Bruxelles, che già a inizio anno aveva messo in evidenza la necessità di avere a disposizione più procuratori e più risorse per far partire i lavori della Procura entro il 2020.
Ma le ragioni di questo ritardo nell’iniziare i lavori della Procura si trovano anche nel fatto che i 22 procuratori europei che andranno a costituire il collegio dell’EPPO non sono ancora stati selezionati da tutti gli Stati membri. “Non possiamo avere un collegio senza procuratori europei, e senza un collegio non possiamo definire il regolamento interno e il quadro normativo in cui funzionerà la Procura europea” spiega la procuratrice. Di fatto la procedura è stata rinviata perché Malta non ha ancora proposto “un numero sufficiente di candidati ammissibili. Di conseguenza, da dicembre l’intero processo è stato ritardato”.
Quanto alle frodi fiscali, quando e se la Procura europea riuscirà a entrare in piena attività “farà parte della soluzione, ma non rappresenterà l’unica soluzione”. L’Unione europea deve prevedere un approccio di collaborazione tra le diverse istituzioni “che devono partecipare a questo sforzo comune per prevenire e combattere le frodi nei confronti dei fondi europei”.
Ad oggi sono 22 Stati su 27 ad aver sottoscritto la cooperazione rafforzata dell’EPPO. All’appello mancano Ungheria, Polonia, Svezia, Danimarca e Irlanda. A domanda diretta del giornalista Sándor Zsíros di Euronews se pensa che in Polonia e Ungheria il rifiuto di far parte della Procura europea “aumenterà il rischio di corruzione ai fondi europei”, la romena risponde di non voler commentare su una decisione che definisce prettamente “politica” ma assicura che l’UE indagherà “su alcuni reati commessi in relazione con questi Stati membri dai loro cittadini, o commessi sul territorio di questi Stati membri. Inoltre, collaboreremo con le autorità di questi stati e applicheremo gli strumenti di cooperazione giudiziaria internazionale attualmente disponibili” conclude.