Roma – Le ultimissime dall’economia, nazionale ed europea, fanno abbassare ancora il barometro. Il peggio del previsto arriva dopo una riunione notturna del Consiglio dei ministri che ha approvato il Programma nazionale delle riforme, il rendiconto e scostamento di bilancio e il sofferto ‘decreto semplificazioni’.
“Non lasciamoci spaventare da un calo previsto (anche se le cifre stimate erano meno pesanti ndr) – dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – dobbiamo invece preoccuparci della reazione del Paese e del colpo di reni di cui deve essere capace”. Spiega così che “si aspetta molto” dal provvedimento che ha avuto una genesi lunga e contrastata “ma consentirà di velocizzare di molto cantieri e opere e migliorare la nostra capacità di spesa per investimenti che è ancora parecchio sotto la media”.
Raggiungere il 3 % del Pil è l’obiettivo indicato nel PNR presentato dal ministro Gualtieri, l’agenda di riforme che “sarà la base per il piano di rilancio che a settembre presenteremo in Europa”, conferma Conte, e su cui saranno calibrati i finanziamenti da chiedere.
“Italia veloce” recita la testatina delle slides presentate in conferenza stampa martedì mattina, ma questo “è fondamentale per l’Italia, non per il rapporto con l’Europa, siamo prima di tutto noi che abbiamo l’urgenza di correre”, spiega il premier che comincia un ‘tour Recovery’ per le capitali. Comincia subito con Lisbona e Madrid poi Berlino e l’Aja e altri Paesi con cui sono in corso di definizione i dettagli diplomatici.
L’obiettivo dell’Italia è preparare il prossimo Consiglio europeo straordinario del 17 e 18 luglio, “che vogliamo sia risolutivo sul Next generation EU e il Quadro pluriennale di bilancio” spiega il premier. Il pressing sui partner per tenere più alta possibile l’asticella dei 750 miliardi proposti dalla Commissione, composti per due terzi di sovvenzioni e uno di prestiti.
Con il decreto semplificazione e il programma di riforme, Conte non viaggia con la valigia vuota, anche se per avere le norme in Gazzetta ufficiale ci vorrà ancora qualche giorno: “l’intesa politica c’è”, assicura, per un provvedimento che ha l’ambizione di dare un colpo di frusta alle opere. Sono 130 quelle strategiche individuate dal ministero delle Infrastrutture e trasporti, 200 miliardi il costo complessivo, si vedrà quanto riusciremo a ottenere grazie al Recovery.
Negli appalti è stato rafforzato il sistema dei controlli ma i processi saranno più snelli. Affidamento diretto fino a 150 mila euro, procedura negoziata ma senza bando fino a 5 milioni di euro, oltre questa cifra scatta la gara con l’abbreviazione dei termini. Trasparenza e legalità restano garantite, assicurano Conte e la ministra Paola De Micheli che per le grandi opere bloccate

descrive “un nuovo modello di commissari” costruito sulla positiva esperienza del nuovo ponte di Genova.
Il governo si aspetta la marcia veloce anche dal nuovo regime che alleggerisce in alcuni casi la responsabilità dei funzionari, spesso identificati come i frenatori con la paura della firma. Cambia l’abuso d’ufficio che sarà più circoscritto, e con il nuovo decreto rischierà di più chi tiene fermi i lavori: la responsabilità di danno erariale sarà solo per dolo, la colpa scatterà al contrario per inerzie e ritardi.
La semplificazione passa per un ampio processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione per tagliare sensibilmente i tempi della burocrazia, autorizzazioni e certificazioni che sono spesso i colli di bottiglia per le imprese. Un piano che va a braccetto con gli investimenti sostenibili e green che avranno una corsia preferenziale sui tempi di valutazione d’impatto ambientale, sulle bonifiche, sul dissesto idrogeologico e per i progetti collegati alle fonti rinnovabili. Capitoli che si innestano sul PNR (programma nazionale di riforme), da inviare a Bruxelles come assicurazione per poter accedere con le carte in regola al piano Next generation EU. Linee strategiche concentrate sulla transizione ecologica e modernizzazione del Paese, inclusione sociale e territoriale e parità di genere.
Tra le riforme su cui l’Italia si gioca molto c’è quella fiscale a cui è dedicato un capitolo importante del piano elaborato dal ministero dell’Economia. Tassazione diretta e indiretta saranno razionalizzate per un fisco più equo e trasparente e che riduca la pressione sul lavoro, sui ceti medi e le famiglie.
In tema di legislazione europea il Consiglio dei ministri ha poi approvato la direttiva del 2017 per il contrasto alle frodi finanziarie all’UE che prevede un’armonizzazione del diritto penale tra gli Stati membri. Via libera anche al decreto legislativo sull’efficienza energetica sempre in attuazione della direttiva comunitaria.