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La Commissione UE conferma la sostenibilità di gas e nucleare.

La Commissione UE conferma la sostenibilità di gas e nucleare. "Necessari alla transizione verde"

Il collegio di von der Leyen approva l'atto delegato della tassonomia senza sostanziali modifiche sui criteri per etichettare, a tempo e a certe condizioni, gas e nucleare tra le fonti di transizione verde

Bruxelles – La Commissione Europea mette sul tavolo la versione definitiva dell’atto delegato per etichettare gas naturale ed energia nucleare nel suo sistema di classificazione delle attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale, la cosiddetta tassonomia. Una bozza di atto delegato era stata trasmessa agli Stati membri la sera del 31 gennaio e dopo aver ricevuto il parere degli esperti della piattaforma di finanza sostenibile, è stata adottata oggi (2 febbraio) a maggioranza dal collegio di Ursula von der Leyen.

Come era stato anticipato dalla commissaria per i mercati finanziari Mairead McGuinness, la bozza che ha circolato nei giorni scorsi non ha subito grandi modifiche e continua a riconoscere il “potenziale del gas fossile e dell’energia nucleare per contribuire a decarbonizzare la nostra economia”, come attività di transizione (non propriamente verdi) in attesa che il mercato delle rinnovabili diventi più strutturato (e soprattutto più economico). “Il nostro futuro è rinnovabile”, assicura un funzionario dell’UE. Ma per arrivare a questo futuro rinnovabile, Bruxelles conta di servirsi ancora di gas e nucleare come fonti di transizione.

Le modifiche alla bozza per gas e nucleare

L’atto delegato adottato che riguarda gas e nucleare non è ancora stato pubblicato. Per quanto riguarda le centrali a gas, l’obiettivo della Commissione è quello di passare alla produzione di energia elettrica da gas rinnovabili (biogas, il biometano, l’idrogeno verde) e a basse emissioni entro il 2035. Rispetto alla proposta iniziale, l’Esecutivo ha rimosso due step intermedi previsti al 2026 e del 2030 per l’utilizzo nelle centrali rispettivamente del 30 per cento e il 55 per cento di gas rinnovabile o a basse emissioni di carbonio negli impianti. Resta intatto al 2035 il termine per l’utilizzo del 100 per cento gas rinnovabili e a basse emissioni di carbonio.

L’allentamento di questi requisiti dovrebbe permettere agli Stati membri di utilizzare gas di origine fossile fino al 2035, senza obblighi intermedi e questo non piacerà agli ambientalisti, come non piacerà il fatto che sono rimasti gli stessi i criteri sulle emissioni di CO2 emesse dalle centrali: inferiori a 100 grammi di CO2 equivalente per kilowattora (kWh) o per quelle che hanno avuto un permesso di costruzione fino al 2030 e “laddove le rinnovabili non siano disponibili su scala sufficiente” le emissioni dirette sono inferiori a 270 g CO2e/kWh. Quanto all’attività di generazione elettrica, le loro emissioni dirette annue di gas effetto serra non devono superare una media di 550 chilogrammi CO2e/ kW della capacità dell’impianto in 20 anni.

Quanto al nucleare, i permessi per la costruzione di nuovi impianti nucleari non potranno essere rilasciati dopo il 2045 dalle autorità nazionali, mentre per estendere la vita degli impianti esistenti le autorizzazioni andranno rilasciate entro il 2040. Le centrali serviranno per la produzione di elettricità o calore e anche la produzione di idrogeno, utilizzando le “migliori tecnologie disponibili” (“Best Available Technologies” come da requisiti della Direttiva del Consiglio 2009/71/Euratom) e i combustibili tolleranti agli incidenti (AFT), ovvero un insieme di nuove tecnologie che hanno il potenziale per migliorare la sicurezza nelle centrali nucleari. Proprio sui combustibili tolleranti la Commissione ha introdotto una clausola per renderle obbligatorie dal 2025, dopo che gli Stati membri hanno evidenziato che non sono ancora autorizzati per l’uso commerciale nell’UE. Non c’è scadenza temporale per il nucleare di cosiddetta IV generazione che include tecnologie avanzate a ciclo chiuso del carburante per ridurre al minimo gli sprechi.

La creazione di nuove centrali resta subordinata all’attivazione di un fondo per la gestione dei rifiuti radioattivi e lo smantellamento degli impianti a fine vita. I governi dovranno quindi dettagliare un piano per fare entrare in funzione, al più tardi entro il 2050, un impianto a livello nazionale per lo smaltimento di rifiuti altamente radioattivi, sul quale dovranno riferire ogni 5 anni alla Commissione UE sullo stato di avanzamento. Nella proposta definitiva, la Commissione sostiene di aver dato maggiore chiarezza per gli Stati su quali dovrebbero essere i contenuti del piano nazionale per lo smaltimento dei rifiuti altamente radioattivi.

Mairead McGuinness

La Commissione ha apportato delle modifiche per migliorare la comunicazione sull’allineamento ai criteri della tassonomia su gas e nucleare, accettando i consigli dalla piattaforma della finanza sostenibile: ci saranno modelli che le aziende possono utilizzare per mostrare il loro allineamento alla tassonomia e un processo di verifica con revisori indipendenti. L’Esecutivo considera il testo suscettibile a modifiche in linea con le nuove scoperte tecnologiche che possano aiutare la transizione e prevede una revisione dell’atto ogni tre anni.

In conferenza stampa per presentare l’atto, la commissaria McGuinness ha posto l’accento sul fatto che la tassonomia è uno strumento finanziario utile per mobilitare investimenti, ma non obbliga gli Stati membri a investire in quei settori che ne sono coperti. “I Paesi membri restano pienamente responsabili delle proprie strategie energetiche”.

I criteri della tassonomia

Con la tassonomia la Commissione UE vuole indirizzare grandi somme di capitale (soprattutto privato) in attività che contribuiscano agli obiettivi climatici e ambientali dell’UE. Il regolamento sulla tassonomia è frutto di una intensa negoziazione tra Parlamento e Consiglio sulla scelta dei criteri da usare nella classificazione. Dopo due anni di negoziati (dal 2018) i co-legislatori si sono accordati per alcuni criteri: le attività devono essere “sostanzialmente” conformi a uno dei sei obiettivi ambientali della tassonomia (mitigazione del clima, adattamento climatico, economia circolare, protezione e ripristino e biodiversità); nessuno di questi obiettivi può essere compromesso (non si deve arrecare nessun danno significativo); bisogna chiarire tecnicamente come andrà a raggiungere uno dei sei obiettivi.

Il punto critico della tassonomia sono rimasti gli atti delegati che devono chiarire i dettagli tecnici su quali attività possono essere considerate sostenibili dal punto di vista ambientale. Un primo atto delegato è stato pubblicato ad aprile ed è entrato in vigore dal 2022, coprendo 13 settori e attività, tra energia rinnovabile, silvicoltura passando per la ristrutturazione degli edifici e i trasporti. La pubblicazione da parte della Commissione del secondo atto delegato che riguarda gas e nucleare apre la strada al vero e proprio iter legislativo che vedrà impegnati i co-legislatori di Parlamento e Consiglio ad analizzare il testo e decidere se approvarlo o bocciarlo. Come scrivevamo ieri, è molto più probabile che ci sia una bocciatura da parte dell’Europarlamento (dove è sufficiente una maggioranza semplice di 353 deputati in sessione plenaria) che in Consiglio (dove serve una maggioranza di 20 Stati membri su 27).

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