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Meloni: "Qatargate non riguarda gli italiani, semmai è un 'socialists job'"

Il presidente del Consiglio alla Camera: "Riguarda una famiglia politica ma non l'Italia che non è il grande corruttore d'Europa. Si vada fino in fondo, senza sconti"

Bruxelles – Basta parlare male dell’Italia, fare insinuazioni. Giorgia Meloni approfitta della conferenza di fine anno alla Camera per affrontare, con decisione, lo scandalo Qatargate. “Mi ha molto innervosito questa vicenda”, ammette la presidente del Consiglio. Non accetta, spiega, che “molti colleghi internazionali definiscano questi fatti con la locuzione ‘Italian job’ come se fosse una macchia sulla nostra nazione”. La vicenda, scandisce, “non riguarda solo italiani”. Quindi l’affondo, diretto, netto. “Semmai è il tema di un partito, forse un ‘Socialists Job‘”.

Dopo l’attacco dei popolari europei, ecco quello dei conservatori. Il Ppe, che all’inizia aveva aspettato prima di prendere posizione, alla fine ha prodotto un’accusa senza appello al gruppo dei socialdemocratici europei. “E’ uno scandalo del gruppo S&D”, il messaggio affidato all’account twitter istituzionale.

Adesso è Giorgia Meloni, nella veste di capo di governo e di presidente del partito dei conservatori europei, ad esprimersi in questi modi e toni. Convergenze di vedute che inducono a pensare una volta di più ai prossimi equilibri istituzionali europei, con alleanze tra popolari e conservatori nella prossima legislatura. Ma questa è una storia rimandata al post-voto del 2024. Quello che conta adesso, per Meloni, è chiarire che la vicenda qatargate “riguarda una famiglia politica ma non l’Italia che non è il grande corruttore d’Europa“.

Da patriota quale si definisce, difende il nome e l’onore dell’Italia. Da protagonista della politica europea, pretende giustizia. “Si deve andare fino in fondo, senza sconti“. Ai deputati italiani ricorda la posta in gioco, quella della credibilità di istituzioni dove sono presenti anche le forze del centro-destra. “Il rischio è che alcune istituzioni siano permeabili ad alcuni interessi, un problema per gli Stati” e i loro governi nazionali. Ne fa una questione di maggioranza, e si accredita come persona credibile anche in Europa. “Mi è capitato in passato di denunciare la differenza tra legittimi accordi che si fanno con le Nazioni, commerciali, e il tentativo di favorire o consentire, il soft power, il condizionamento, che alcune Nazioni facevano in Italia e in Europa”.

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