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La Commissione deferisce la Polonia alla Corte di Giustizia dell'Ue per le violazioni dello Stato di diritto

La Commissione deferisce la Polonia alla Corte di Giustizia dell'Ue per le violazioni dello Stato di diritto

Si tratta della procedura d'infrazione per le due sentenze della Corte Costituzionale polacca del 2021 che hanno messo in discussione il primato del diritto comunitario: "Ha violato i principi generali di autonomia, primato, efficacia, applicazione uniforme"

Bruxelles – Ora la partita si sposta nelle aule della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Proprio quella Corte di Giustizia dell’Ue la cui competenza la Corte Costituzionale della Polonia mette in discussione dal luglio del 2021. La decisione è arrivata oggi (15 febbraio) dalla Commissione Europea, che reagisce così alla sfida di Varsavia sul primato del diritto comunitario su quello nazionale: “La risposta polacca non risponde alle preoccupazioni” del gabinetto von der Leyen, si legge nella decisione dell’esecutivo comunitario a proposito di un contenzioso – ora formalizzato – che è aperto ormai da un anno e mezzo.

Polonia Corte costituzionale
La sede della Corte Costituzionale polacca a Varsavia

Il deferimento alla Corte di Giustizia dell’Ue si riferisce a due sentenze della Corte Costituzionale della Polonia del 2021. La prima è del 14 luglio, quando i giudici di Varsavia avevano respinto il regolamento comunitario che permette alla Corte di Giustizia dell’Ue di pronunciarsi su “sistemi, principi e procedure” delle corti polacche. Ad aggravare la situazione, il 7 ottobre la stessa Corte Costituzionale della Polonia aveva messo in discussione il primato del diritto comunitario, definendo gli articoli 1 e 19 del Trattato sull’Unione Europea (Tue) e diverse sentenze dei tribunali dell’Ue “incompatibili” con la Costituzione polacca. Al centro della contesa c’era la decisione di sospendere provvisoriamente le competenze della sezione disciplinare della Corte Suprema della Polonia, a causa di alcuni provvedimenti arbitrari contro magistrati non graditi alla maggioranza del governo di Mateusz Morawiecki.

A distanza di due mesi, il 22 dicembre la Commissione aveva adottato il primo passo della procedura di infrazione contro la Polonia, inviando la lettera di messa in mora, e nel frattempo la Corte di Giustizia dell’Ue aveva condannato il Paese membro a pagare un milione di euro di multa al giorno, fino a quando non si sarebbe adeguato alla sentenza sulla sospensione della sezione disciplinare della Corte Suprema. Di fronte all’insostenibilità della strada percorsa (solo dal 3 novembre 2021 al 10 gennaio 2022 le multe accumulate ammontavano a 70 milioni di euro), il presidente della Polonia, Andrzej Dudaha presentato esattamente un anno fa un disegno di legge per sostituire la contestata sezione disciplinare della Corte Suprema con un nuovo organismo, poi approvato a fine maggio dal Parlamento nazionale. Il 15 luglio la Commissione Ue ha inviato un parere motivato a Varsavia, per illustrare le carenze e le perplessità risalenti ancora alle due sentenze del 2021 ma, dopo aver visto respinto il proprio ragionamento con la riposta del governo di Mateusz Morawiecki il 14 settembre, l’esecutivo Ue ha deciso di seguire la strada delle aule di tribunale.

ue polonia Morawiecki von der Leyen
Il primo ministro della Polonia, Mateusz Morawiecki, alla sessione plenaria del Parlamento Europeo (19 ottobre 2021)

“Con queste sentenze la Corte Costituzionale [polacca, ndr] ha violato i principi generali di autonomia, primato, efficacia, applicazione uniforme del diritto dell’Unione ed effetto vincolante delle sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea”, è quanto mette in chiaro la Commissione. L’obiettivo del Berlaymont è “garantire che i diritti dei cittadini polacchi siano tutelati e che essi possano godere dei benefici dell’Ue allo stesso modo di tutti i cittadini dell’Unione” e per questo motivo ritiene che le due sentenze violino anche l’articolo 19, paragrafo 1 (Tue), che “garantisce il diritto a una tutela giurisdizionale effettiva“. Al contrario a Varsavia “si privano gli individui dinanzi ai tribunali polacchi delle piene garanzie previste da tale disposizione”. In aggiunta la Commissione ritiene che la Corte Costituzionale “non soddisfi più i requisiti di un tribunale indipendente e imparziale precedentemente stabiliti dalla legge“, come sarebbe dimostrato dalle “irregolarità nelle procedure di nomina” di tre giudici nel dicembre 2015 e del suo stesso presidente nel dicembre 2016.

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