Bruxelles – Una normativa obsoleta e non adatta a tenere il passo con gli sviluppi della scienza. La Commissione europea vuole esplorare il potenziale delle biotecnologie agrarie nello sviluppo di un sistema agroalimentare più sostenibile e nel contesto della strategia ‘Farm to Fork’ sta lavorando per gettare le basi per un nuovo quadro giuridico per le cosiddette nuove tecniche genomiche (NGT), con l’idea di immettere sul mercato piante (e mangimi e alimenti ottenuti da questi) che vengono modificati per diventare più resistenti alle malattie (dunque ridurre anche l’uso dei pesticidi chimici), alle condizioni ambientali o agli effetti dei cambiamenti climatici estremi.
I detrattori li chiamano “nuovi OGM” (organismi geneticamente modificati), ma in realtà le nuove tecniche genomiche non hanno nulla a che fare con gli Ogm. Sfruttano processi come la cisgenesi e mutagenesi che servono ad alterare il genoma di un organismo lavorando sul patrimonio genetico della pianta stessa, senza transgenesi. Per la Commissione e per i sostenitori sono parte di quella innovazione che deve guidare la transizione della filiera agricola a diventare più resiliente. Ad aprile 2021 la Commissione europea aveva confermato l’interesse a sfruttare il potenziale delle nuove tecniche genomiche, pubblicando uno studio sulle NGT, su richiesta del Consiglio, in cui l’Esecutivo ha rivelato di essere pronta a esplorare le opzioni per un nuovo quadro giuridico se gli Stati membri daranno il loro via libera. Il documento in sostanza ha concluso chel’attuale legislazione europea sugli OGM, la direttiva adottata nel 2001, non è adatta a coprire queste tecnologie innovative e i loro prodotti che si sono diffuse dopo il 2001 e quindi per la Commissione serve un nuovo quadro normativo.
Secondo lo studio, inoltre, i prodotti NGT possono contribuire a sistemi alimentari sostenibili perché sviluppano “piante più resistenti alle malattie, alle condizioni ambientali e agli effetti dei cambiamenti climatici”. Ma anche perché i prodotti “possono beneficiare di qualità nutrizionali più elevate come un contenuto di acidi grassi più sano e una ridotta necessità di input agricoli come i pesticidi”. L’Italia è all’avanguardia in campo vitivinicolo ed è a favore di un percorso autorizzativo perché ancora c’è confusione con gli Ogm. Dopo una consultazione pubblica per sondare il terreno, la Commissione europea ha promesso la proposta entro il terzo trimestre dell’anno. Secondo l’ultimo ordine del giorno del collegio dei commissari, la data dovrebbe essere il 7 giugno: la normativa sarà pubblicata nel quadro di un più ampio pacchetto relativo ai ‘Sistemi agroalimentari sostenibili e uso delle risorse’, che comprenderà anche la ‘Legge sulla salute del suolo’ la ‘Revisione degli aspetti relativi ai rifiuti alimentari e ai tessuti della direttiva quadro sui rifiuti dell’UE’ e ‘Revisione della legislazione sulle sementi e su altre piante e foreste’.
I contributi forniti alla consultazione hanno confermato, secondo Bruxelles, che una delle questioni chiave e che desta più preoccupazione è quella relativa alla sicurezza, dalla valutazione del rischio alla tracciabilità ed etichettatura dei prodotti derivanti da questi processo. Sono diverse le ONG (Organizzazioni non governative) ad aver criticato la Commissione Europea per non tenere conto del principio di precauzione e delle norme ambientali e di tutela dei consumatori nel definire questo nuovo quadro normativo europeo. La Commissione Ue ha promesso che il nuovo quadro manterrà un elevato livello di sicurezza e protezione, ma l’iniziativa è destinata ad attirare le critiche di chi definisce queste tecniche “nuovi OGM” e le ritiene pericolose.