Bruxelles – Il rischio che l’unità europea verso l’Ucraina venga meno dopo più di un anno di guerra si potrebbe concretizzare proprio su uno dei punti che hanno più contraddistinto la solidarietà dei Ventisette in tutti questi mesi: le importazioni di grano ucraino e altri prodotti agricoli dal Paese invaso dall’esercito russo dal 24 febbraio 2022. Perché dopo il rischio di strappo e misure unilaterali da parte dei Paesi confinanti (compresa la Bulgaria, interessata dal flusso di merci) per difendere i propri agricoltori, la Commissione Ue ha proposto una serie di misure preventive straordinarie e temporanee che però ora stanno trovando lo scetticismo (se non proprio l’opposizione) di un ampio fronte di altri membri dell’Unione per una possibile violazione dell’integrità del Mercato interno.
Più precisamente sono 13 i ministri responsabili per l’Agricoltura ad aver scritto all’esecutivo comunitario una lettera per esprimere le proprie preoccupazioni per le proposte adottate lo scorso 2 maggio e presentate agli Stati membri il giorno seguente. Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia e Spagna (quest’ultima aggiuntasi all’ultimo) hanno contestato gli sviluppi a livello comunitario dell’intesa raggiunta dal gabinetto von der Leyen con Bulgaria, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria sul divieto di immissione di grano, mais, colza, semi di girasoledall’Ucraina nel mercato di questi Paesi. Come rendono noto fonti diplomatiche l’Italia non sarebbe stata coinvolta nell’iniziativa congiunta perché nelle recenti discussioni a Bruxelles non sono state espresse posizioni simili. La lettera comunque sarebbe ancora aperta alla firma dei Paesi interessati (rimangono fuori Italia, Cipro, Finlandia, Lettonia, Lituania, Malta, Portogallo, Repubblica Ceca e Svezia).
Le misure “destano serie preoccupazioni perché comportano un trattamento differenziato all’interno del Mercato interno”, è quanto si legge nella lettera inviata dai 13 ministri. Il riferimento è al fatto che il grano ucraino importato potrà continuare solo a circolare o transitare attraverso questi cinque Stati membri attraverso una procedura di transito doganale comune o recarsi in un Paese o territorio al di fuori dell’Ue: “L’integrità del Mercato interno non può essere una variabile di aggiustamento“. Se l’accusa di “minare la credibilità del nostro sostegno all’Ucraina” è indirizzata tutta a Sofia, Varsavia, Bucarest, Bratislava e Budapest, alla Commissione viene imputata una “mancanza di trasparenza” definita “critica” sul fatto che il gabinetto von der Leyen si è detto pronto a mantenere le misure – una volta che il nuovo regolamento sarà in vigore – anche dopo la scadenza temporanea fissata al 5 giugno.
Una possibilità che solleva “interrogativi sul futuro trattamento di casi di natura o portata analoga che potrebbero essere sollevati da uno o più Stati membri” a proposito dell’import di grano ucraino. Ecco perché “è necessario chiarire in che modo queste proposte e misure si riferiscono alle regole e al funzionamento del Mercato interno e alla politica commerciale dell’Unione”, anche considerati gli obblighi comunitari nei confronti dell’Ucraina derivanti dall’Accordo di associazione, ma soprattutto “come si terrà conto dell’impatto sui mercati nazionali degli altri Stati membri, dei flussi interessati e delle modalità pratiche previste per garantire il transito delle merci”. La lettera prende in considerazione anche il nuovo pacchetto di sostegno finanziario di 100 milioni di euro dalla riserva agricola 2023, che sarà destinato agli agricoltori che producono cereali e semi oleosi in questi cinque Stati membri: “Vorremmo sottolineare che sono necessarie ulteriori discussioni con gli Stati membri”, scrivono i 13 ministri, definendo “imperativo” un chiarimento sui criteri utilizzati per la proposta e per la ripartizione “al fine di consentire agli Stati membri di prendere una decisione informata”.
La risposta della Commissione Ue sul grano ucraino
Di fronte a una polemica ormai diventata di dominio pubblico la Commissione Europea è dovuta correre ai ripari, confermando di aver ricevuto la lettera e che “la risposta è in corso“, ha spiegato alla stampa di Bruxelles la portavoce dell’esecutivo comunitario Dana Spinant nel punto quotidiano con la stampa. Anche senza fornire informazioni sul contenuto della risposta – “al momento non possiamo anticiparlo, ma presenteremo gli argomenti che l’hanno reso necessario”, ha precisato Spinant – da una parte il gabinetto von der Leyen si difende dalle accuse di mancanza di trasparenza e dall’altra ribadisce la legittimità di quando messo sul tavolo dei Ventisette. “Quando abbiamo raggiunto l’accordo con i cinque Paesi membri sul grano ucraino, abbiamo informato tutti gli altri“, ha ricordato la portavoce responsabile per l’Agricoltura, Miriam Garcia Ferrer: “La situazione è innaturale per le conseguenze della guerra, c’è necessità di misure eccezionali perché non possiamo lasciare spazio per misure unilaterali”.
Secondo quanto riferito dalla stessa portavoce della Commissione Ue responsabile per l’Agricoltura, “da un punto di vista legale” nel Regolamento sulle misure commerciali autonome “c’è un articolo che ci permette di prendere qualsiasi misura preventiva necessaria ad affrontare circostanze eccezionali che richiedono azioni immediate”. In ogni caso bisogna ricordare che dopo la prima discussione del 3 maggio con i Ventisette, “il testo non è ancora stato finalizzato perché deve essere adottato dopo il voto in Consiglio” e per questo non è ancora possibile definire con certezza cosa succederà dopo il 5 giugno. Anche se l’avvertimento del gabinetto von der Leyen non lascia spazio a molti dubbi: “Se avremo lo stesso scenario, possiamo considerare di introdurre nuove misure simili”, ha aggiunto la portavoce Spinant.