Bruxelles – Il futuro della politica tedesca dipenderà dalla capacità del capo dell’esecutivo, il socialdemocratico Olaf Scholz, di mettersi d’accordo con Friedrich Merz, leader dell’opposizione e presidente dell’Unione cristiano-democratica (Cdu) di centro-destra, che i sondaggi indicano come favorito per guidare il prossimo governo. L’attuale cancelliere ha aperto alla richiesta delle opposizioni di presentarsi in Parlamento per un voto di fiducia prima delle vacanze natalizie, ma vuole in cambio i voti dei suoi avversari al Bundestag per mettere al sicuro gli ultimi provvedimenti legislativi prima che i cittadini si rechino alle urne.
Come funziona il voto di fiducia
Lo scorso 6 novembre, la cosiddetta coalizione semaforo al potere a Berlino dal 2021 (socialdemocratici dell’Spd, Verdi e liberali dell’Fdp) è crollata lasciando Scholz alla guida di un governo di minoranza, che deve cioè contare sulle opposizioni parlamentari per farsi passare le leggi. Il leader dell’Spd aveva inizialmente pensato di presentarsi di fronte all’Aula per un voto di fiducia a metà gennaio: si tratta di un passaggio formale necessario alla convocazione di elezioni anticipate da parte del presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, che a quel punto potrebbero svolgersi tra fine marzo e inizio aprile.
Questo perché, secondo l’istituto della sfiducia costruttiva (introdotto dalla Costituzione del 1949 per scongiurare l’instabilità politica tipica della Repubblica di Weimar, che aprì la porta al nazionalsocialismo hitleriano), l’emiciclo può togliere il supporto al cancelliere in carica solo se ha i numeri per sostenere una maggioranza alternativa, come avvenuto nel 1982 con il passaggio dal governo del socialdemocratico Helmut Schmidt a quello del conservatore Helmut Kohl. Il problema è che, attualmente, al Bundestag questi numeri non ci sono e quindi il voto di fiducia – che Scholz sicuramente perderà – può essere messo all’ordine del giorno solo dal cancelliere stesso.
Nelle ultime ore si stanno dunque moltiplicando su Scholz le pressioni da parte delle opposizioni, e soprattutto quelle della Cdu (il partito che fu di Angela Merkel e da cui proviene anche Ursula von der Leyen, e che i sondaggi danno stabilmente sopra al 30 per cento dei consensi), affinché anticipi l’appuntamento con l’emiciclo. Per Friedrich Merz, il leader dei cristiano-democratici che sta spostando versa destra l’Union (cioè la coppia della Cdu e del suo partito gemello bavarese, la Csu), questo voto dovrebbe avvenire già mercoledì prossimo (13 novembre), per permettere al presidente Steinmeier di sciogliere il Parlamento e chiamare alle urne i cittadini già a gennaio.
Le elezioni per rinnovare il Bundestag si sarebbero dovute tenere il 28 settembre dell’anno prossimo, allo scadere dell’attuale legislatura. Secondo le norme costituzionali tedesche, il presidente ha 21 giorni di tempo per sciogliere l’Aula dopo il risultato del voto di sfiducia, e altri 60 giorni per convocare le elezioni anticipate a decorrere dalla data della dissoluzione dell’emiciclo.
Prove di dialogo con le opposizioni
Parlando da Budapest, dove si trovava per un summit Ue informale, il cancelliere si è detto aperto a negoziare con le opposizioni la data per il voto di (s)fiducia, ma ad una condizione. E cioè che anche i partiti al di fuori del suo esecutivo di minoranza (tranne l’ultradestra dell’AfD) sostengano alcuni importanti provvedimenti legislativi del governo uscente, che altrimenti non potrebbero vedere la luce.
La proposta di Scholz prevede che l’accordo tra le forze politiche interessate metta nero su bianco un elenco di leggi da approvare e una data per il voto sulla fiducia più un’altra, almeno indicativa, per le elezioni anticipate. Merz, invece, vorrebbe prima votare sulla sorte di Scholz e, solo successivamente, accordarsi sui lavori parlamentari degli ultimi sgoccioli di legislatura.
Al momento attuale non è stato segnalato dal cancelliere o dai suoi partner ambientalisti quali dossier legislativi avrebbero la precedenza in virtù di un tale accordo, ma è verosimile che tra questi ci sia l’implementazione nazionale del nuovo Patto Ue sulla migrazione e l’asilo, la cui bozza è stata recentemente approvata dal gabinetto di Scholz. Altri file potrebbero includere la controversa reintroduzione della leva militare obbligatoria e una riforma del sistema pensionistico, oltre a delle misure per salvare l’industria automobilistica nazionale in grave sofferenza, mentre il vero elefante nella stanza è l’approvazione del bilancio federale per il 2025 (inclusi gli aiuti militari all’Ucraina), uno dei punti su cui si è spaccata la coalizione semaforo.