Bruxelles – Conti pubblici e riforme, bene così e avanti così. Bene nelle intenzioni e nelle strategie, avanti con il loro rispetto e attuazione. La Commissione europea promuove l’Italia e il suo governo, capaci di mettere a punto una legge di bilancio per il 2025 “in linea” con raccomandazioni e regole comuni, e un piano di rientro del debito “credibile” e “sostenibile”. Nell’ambito del semestre europeo, il ciclo di coordinamento delle politiche economiche, l’esecutivo comunitario promuove l’Italia per un’agenda di riforme considerata credibile. La vera sfida sarà non lasciarla su carta, ma intanto Giorgia Meloni e la sua maggioranza registrano un successo politico.
Manovra, bene e anche di più
La prima buona notizia per il governo Meloni è che la legge di bilancio per il 2025 va bene. Risulta “in linea con le raccomandazioni” concordate a livello europeo: non si aumenta la spesa pubblica ma non si soffoca la crescita. Nel caso specifico tricolore, si prevede proprio questo, vale a dire uscite statali “entro i massimali” previsti, con un percorso mantenuto a livelli prudenti.
A rendere ancora più maiuscolo il via libera dell’Ue alla manovra italiana il fatto che in totale siano poche le leggi di bilancio in linea con impegni e regole. All’Italia si aggiungono Grecia, Cipro, Lettonia, Slovenia, Slovacchia, Croazia e Francia. La Commissione bacchetta Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda e Paesi Bassi per una spesa troppo elevata, mentre contesta Lussemburgo, Malta e Portogallo per non aver eliminato del tutto le misure di sostegno al caro-energia. Dubbi anche sulla spesa pubblica della Lituania.
Italia dunque tra i pochi Stati membri dell’eurozona a presentare a Bruxelles carte in regola (otto su 20, in totale). Nelle difficoltà dei partner europei il via libera per il governo assume un significato diverso, e che rende ancor più forti le considerazioni del commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. “I progetti di bilancio per il 2025 – sottolinea – mostrano che, in base alle nuove regole, il consolidamento non avviene a scapito degli investimenti”.
Bene il piano nazionale (a sette anni) di riduzione del debito
La Commissione europea dà il proprio benestare anche al piano nazionale di riduzione del debito, previsto dal nuovo patto di stabilità come riformato e approvato (anche dall’Italia). Quello messo a punto dai partiti di maggioranza stabilisce un percorso di aggiustamento “credibile” e “sostenibile” nel medio termine, le conclusioni dell’esecutivo comunitario. Da qui la scelta della Commissione di chiedere al Consiglio di vidimare la strategia italiana, al pari delle altre considerate valide. Chiesti correttivi ai Paesi Bassi, ancora in fase di valutazione il piano dell’Ungheria.
Il governo però dovrà tramutarsi davvero nel governo del fare. Perché, avverte il commissario per un’Economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis, “continueremo a monitorare i progressi nel contesto del semestre europeo”. Vuol dire che le riforme non potranno restare su carta, e che l’Italia resta sotto la lente d’ingrandimento di Bruxelles. Tanto più che Dombrovskis, a differenza di Gentiloni, resterà nella commissione von der Leyen bis, prossima all’investitura e in odor di fiducia a meno di clamorosi colpi di scena dell’ultima ora.