Bruxelles – L’inflazione rallenta, e le condizioni generali sono tali da giustificare un allentamento delle politica monetaria. Il consiglio direttivo della Banca centrale europea opta per un nuovo taglio dei tassi di interesse dello 0,25 per cento. Una decisione attesa dagli analisti, che rappresenta un regalo di Natale per famiglie, risparmiatori e imprese. Si riduce il costo di prestito del denaro, e di conseguenza il costo per mutui e prestiti. E’ questa la quarta volta che la Bce rimette mano ai tassi da inizio anno, dopo il ribasso di giugno, il taglio di settembre e quello di ottobre. Dal 18 dicembre il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale scende al 3 per cento, il tasso sulle operazioni di rifinanziapali passa al 3,15 per cento, e il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale scende a quota 3,40 per cento.
Con questa mossa la Banca centrale europea arriva a tagliare i tassi di interesse di un punto percentuale da quando è stata decretata guerra aperta all’alta inflazione. Una situazione, quest’ultima, che appare lontana. “Il processo disinflazionistico è ben avviato”, recitano le decisioni del consiglio direttivo che accompagnano le scelte. Gli esperti dell’eurotower prevedono un’inflazione collettiva media al 2,4 per cento nel 2024, al 2,1 per cento nel 2025, all’1,9 per cento nel 2026 e al 2,1 per cento nel 2027.
La presidente della Bce, Christine Lagarde, ribadisce il permanere di incertezze e “rischi al ribasso” per la crescita. Da qui la scelta prudente, di un ribasso dello 0,25 per cento invece di un più sostanzioso 0,50 per cento ipotizzato e auspicato da una parte di osservatori. Tra questi la Confederazione dei sindacati europei (Etuc). “Il taglio dei tassi deve essere più rapido e più sostanzioso”, il commento della segretaria generale, Esther Lynch, secondo cui i tassi di interesse “sono stati troppo alti per troppo tempo, mettendo ulteriormente a dura prova i lavoratori dal punto di vista finanziario e ha messo a rischio i posti di lavoro impedendo alle aziende di investire”.
Il problema, spiega Lagarde, è che permangono sullo sfondo scenari di guerre commerciali, che si uniscono a tensioni geopolitiche che ammantano prospettive e previsioni. La guerra russo-ucraina e le tensioni in Medio Oriente, nello specifico, “potrebbero produrre nuovi rialzi del costo dell’energia e interruzioni delle forniture”, finendo con il “alimentare nuove spirali inflattive”. Un contesto generale che impedisce impegni di qualunque tipo.
“Non c’è un percorso prestabilito“, ribadisce la presidente della Bce. Nei fatti non cambia niente. L’istituzione, conferma una volta di più, “seguirà un approccio guidato dai dati”, e le decisioni sui tassi saranno prese “volta per volta” e “sulla base delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”. Lagarde conferma comunque il ‘regalo di Natale’. L’allentamento della politica monetaria “sta gradualmente rendendo meno costosi i nuovi prestiti per aziende e famiglie”.
Non bisogna gioire troppo, però. Perché, ammette Lagarde, il personale ora prevede “una ripresa economica più lenta rispetto alle proiezioni di settembre”, pari allo 0,7 percento nel 2024, all’1,1 percento nel 2025, all’1,4 percento nel 2026 e all’1,3 percento nel 2027. Una situazione che impone la necessità di fare le riforme. “Le politiche di bilancio e strutturali dovrebbero rendere l’economia più produttiva, competitiva e resiliente”. Un invito esplicito per i governi. A loro Lagarda ricorda che “è fondamentale dare rapidamente seguito, con politiche strutturali concrete e ambiziose, alle proposte di Mario Draghi per migliorare la competitività europea e alle proposte di Enrico Letta per rafforzare il mercato unico”.