Bruxelles – Entro la fine del 2027, nell’Unione europea non circoleranno nemmeno più un metro cubo di gas o un barile di petrolio provenienti dalla Russia. Per “chiudere il rubinetto e porre fine per sempre all’era dei combustibili fossili russi in Europa”, Bruxelles ha presentato oggi (17 giugno) un calendario serrato, con cui vieterà gradualmente tutti i contratti in essere, a breve e a lungo termine. E ne ha assicurato l’adozione, aggirando i veti di Ungheria e Slovacchia – i due Paesi membri ancora fortemente dipendenti dal greggio di Mosca.
La proposta legislativa illustrata dal commissario Ue per l’Energia, Dan Jørgensen, prevede prima di tutto l’estinzione, già dal primo gennaio 2026, di tutti i contratti con fornitori russi che verranno firmati da oggi in poi. Questo perché “non vogliamo assistere ora a una corsa al gas russo nei prossimi 5 mesi”, spiega un alto funzionario. Sei mesi più avanti sarà il turno dei contratti di fornitura a breve termine già in vigore, che saranno archiviati entro massimo il 17 giugno 2026. Più tempo avrà a disposizione chi ha stipulato contratti a lungo termine, che scadranno il primo gennaio 2028. In tutta l’Unione, sono nove i contratti a lungo termine ancora in essere per la fornitura di gas e petrolio russi. Saranno inoltre vietati i contratti a lungo termine per i servizi dei terminali GNL destinati a clienti russi o controllati da imprese russe.
L’archiviazione dei contratti sarà possibile per “causa di forza maggiore”, spiega l’esecutivo Ue. In questo modo, le imprese europee contraenti dovrebbero essere tutelate in caso di ricorsi legali. “Vogliamo limitare gli oneri e i possibili rischi per le nostre aziende”, ha affermato Jørgensen. Ma la Commissione esclude categoricamente la possibilità di concedere compensazioni finanziarie. Per fare in modo che venga applicato, il regolamento obbligherà tutte le imprese titolari di contratti di fornitura di gas russo a fornire le informazioni necessarie alla Commissione e alle autorità doganali. “Non chiediamo di divulgare informazioni sensibili, come i prezzi, chiediamo l’origine del gas”, precisa un alto funzionario.

Bruxelles garantisce che la proposta “è stata concepita per preservare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Ue, limitando al contempo l’impatto sui prezzi e sui mercati”. Nel 2024, l’Ue ha importato 54 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia (il 19 per cento delle importazioni totali) e 13 milioni di tonnellate di petrolio (il 3 per cento delle importazioni totali). Nel primo caso, sono ancora 10 Paesi membri ad affidarsi alle forniture di Mosca. Nel caso del greggio, sono rimasti solo Slovacchia e Ungheria.
Per aggirare l’opposizione di Budapest e Bratislava, che già ieri si sono messi di traverso ad un documento del Consiglio dell’Ue sulla sicurezza energetica che sosteneva l’addio al gas russo, la Commissione europea ha stabilito che la base giuridica del regolamento sarà quella prevista dai trattati per la politica energetica e commerciale comune. A differenza delle sanzioni, che richiedono l’approvazione all’unanimità, per l’adozione sarà sufficiente la maggioranza qualificata dei Paesi membri. “Nessuno potrà porre il veto”, ha messo in chiaro Jørgensen. Avvertendo che, per chi non applicherà le misure, “ci saranno conseguenze giuridiche come per qualsiasi altra normativa dell’Ue”.
I governi dei 27 dovranno redigere in fretta e furia, entro la fine dell’anno, dei piani nazionali di diversificazione con misure precise e tappe intermedie per l’eliminazione graduale delle importazioni di gas e petrolio dalla Russia. “La Commissione li sosterrà e collaborerà con loro”, ha assicurato il commissario danese. Nel regolamento è inclusa una sorta di clausola d’emergenza, che permetterà alla Commissione di autorizzare temporaneamente i divieti in situazioni di crisi. “Ma non prevediamo che avrà alcun ruolo nella pratica”, chiarisce un alto funzionario.
L’Ue è convinta di avere la ricetta per fare in modo che il prezzo dell’energia non salga alle stelle. Grazie alla disponibilità di fornitori alternativi sufficienti sul mercato mondiale del gas, a un mercato del gas dell’Unione ben interconnesso e alla disponibilità di infrastrutture di importazione sufficienti nell’Ue. L’incremento di GNL da Qatar, Stati Uniti e Nordafrica, così come “le maggiori forniture da fonti diverse dal GNL disponibili nell’Europa centrale e sud-orientale”, dovrebbero sostituire i combustibili fossili russi.
Manca, nella proposta legislativa di oggi, una strategia per liberarsi dalla dipendenza dall’uranio russo, combustibile per le centrali nucleari europee. Nel 2024, 7 Paesi membri hanno importato 2.800 tonnellate di uranio arricchito da Mosca. L’obiettivo è stato incluso nella roadmap per l’indipendenza energetica da Mosca presentata lo scorso 6 maggio, ma “verrà affrontato in un secondo momento”, ammettono dall’esecutivo Ue.