Bruxelles – La competitività dell’economia europea passa anche attraverso lo spazio. Rendere il settore spaziale più competitivo, pulito e sicuro è l’imperativo per i prossimi anni, se l’Ue vuole mantenersi al passo dei suoi competitor nella corsa globale per l’avanguardia tecnologica.
“È in arrivo una rivoluzione nello spazio“, assicura Andrius Kubilius, titolare della Difesa e dello Spazio nel von der Leyen bis, che certifica: “Il 21esimo secolo sarà il secolo dello spazio“. L’Europa non può permettersi di arrivare in ritardo all’ennesimo appuntamento con la storia e “deve essere all’avanguardia” di questa rivoluzione, ammonisce, perché ne va della “nostra autonomia, resilienza e competitività”.
Sono queste le premesse da cui muove lo Eu Space Act presentato oggi (25 giugno) dall’esecutivo comunitario al termine del secondo incontro nel formato del cosiddetto Collegio della sicurezza. Il regolamento proposto dalla Commissione punta anzitutto a mettere ordine a livello giuridico, per sanare la frammentazione normativa derivante dalla compresenza di almeno una dozzina di codici nazionali che non si parlano tra loro (ma che hanno comunque ispirato il lavoro del servizio legale del Berlaymont).
Una simile frammentazione, ragiona la Commissione, frena l’innovazione, riduce la quota europea nel mercato globale e duplica inutilmente i costi. Al contrario, vanno incentivate le imprese ad espandersi oltre i confini degli Stati membri attraverso un quadro normativo armonizzato e prevedibile. Semplificazione e sburocratizzazione come leitmotiv dell’azione di Bruxelles, dunque, che con la sua nuova legge spaziale intende lavorare su tre pilastri principali.
Today we are proposing the EU Space Act ensuring level playing field across the EU with focus on safety, resilience and sustainability of space, and a Vision for the European Space Economy #EUSpace
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— Andrius Kubilius (@KubiliusA) June 25, 2025
L’ecosistema spazio, sottolinea l’esecutivo a dodici stelle, è congestionato e conteso. Al primo posto c’è la sicurezza. Dagli anni Sessanta, quando ha preso il via la corsa allo spazio, circa 7mila lanci hanno portato in orbita qualcosa come 20mila satelliti, dei quali almeno 11mila sono tutt’ora funzionanti sopra le nostre teste. Nel prossimo decennio si prevede che ne verranno sparati fuori dall’atmosfera altri 50mila, sia da enti pubblici sia da attori privati.
Ed è destinato ad aumentare anche il volume dei detriti spaziali: ad oggi sono già oltre 128 milioni i frammenti di materiale di vario genere che fluttuano intorno al pianeta blu, il che pone rischi costanti di collisioni con satelliti e velivoli di ricerca. Tramite il regolamento proposto oggi, la Commissione punta a migliorare il tracciamento degli oggetti spaziali e a limitare la produzione di nuovi detriti, prevedendo tra le altre cose dei nuovi requisiti per lo smaltimento dei satelliti quando giungono al fine vita.
Oltre ad essere sempre più affollato, lo spazio sta diventando anche sempre più conteso, nuova frontiera della competizione tecnologica e geopolitica tra le potenze mondiali, Cina e Stati Uniti in testa. Aumenta la minaccia di attacchi fisici ed informatici alle infrastrutture spaziali, incluse le interferenze elettroniche capaci di mettere fuori uso (temporaneamente o permanentemente) satelliti, stazioni terrestri e pressoché qualunque collegamento di comunicazione.
Queste minacce mettono in discussione la continuità di numerosi servizi critici indispensabili sia per le attività quotidiane delle nostre società post-industriali (dalle quali dipende, in sostanza, l’economia globale) sia per le necessità strategiche (come reso evidente, ad esempio, dai problemi molto concreti causati dalle interruzioni di Starlink in Ucraina).
Per far fronte a tali rischi e aumentare la resilienza del settore (secondo pilastro), l’esecutivo Ue vuole imporre agli operatori spaziali di effettuare approfondite valutazioni di rischio rispetto all’intero ciclo di vita dei loro satelliti e in generale di tutte le apparecchiature e le infrastrutture connesse, applicando parametri aggiornati di sicurezza informatica e segnalando tempestivamente gli incidenti per consentire un monitoraggio costante e puntuale.

Il terzo pilastro è quello della sostenibilità: nell’ottica della tutela ambientale, la gestione di risorse, emissioni e detriti diventa centrale. Bruxelles punta ad introdurre norme comuni per ridurre l’impronta ecologica dell’industria, soprattutto attraverso l’innovazione tecnologica (inclusi nuovi metodi di manutenzione per prolungare la vita dei beni spaziali e limitare la quantità dei detriti in circolazione).
Una volta adottato dai co-legislatori (Consiglio ed Europarlamento), lo Space Act si applicherà sia agli asset spaziali comunitari e degli Stati membri sia a quelli degli operatori di Paesi terzi che offrono i loro servizi all’interno dell’Ue. Bruxelles prevede una serie di misure mirate a sostenere le imprese, come lo sviluppo di capacità, l’accesso a strutture di collaudo nonché un’ampia assistenza amministrativo-burocratica, soprattutto per startup e Pmi.
Sempre oggi, infine, l’esecutivo comunitario ha presentato la sua visione per l’economia spaziale europea. La comunicazione affronta l’evoluzione di questo settore a livello globale (che dovrebbe arrivare a valere oltre 1500 miliardi di euro nel 2035), analizzando in particolare le sfide poste da concorrenti internazionali e rivali geopolitici che producono ricadute in diversi ambiti, dall’agricoltura all’energia, dall’ambiente ai trasporti, dal settore bancario a quello della difesa.
La visione del Berlaymont prevede azioni lungo sei direttrici principali per sostenere la crescita dell’economia spaziale del Vecchio continente: un mercato unico per lo spazio, l’indipendenza tecnologica, una forza lavoro qualificata, la cooperazione internazionale, la commercializzazione degli asset spaziali e, infine, un’accelerazione nella ricerca e sviluppo.
“La leadership europea nello spazio deve affondare le sue radici nella sovranità, nella sicurezza e nella lungimiranza strategica“, ha ribadito Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva della Commissione con delega alla Sovranità tecnologica, alla Sicurezza e alla Democrazia. Per farlo, ha rimarcato, è necessario “assicurarci che la nostra infrastruttura spaziale sia resiliente, che l’ecosistema dell’innovazione sia rafforzato e che la nostra autonomia nelle tecnologie critiche sia messa al sicuro per le prossime generazioni”.