Bruxelles – Prende il via oggi, martedì 1 luglio, il semestre di presidenza della Danimarca al Consiglio dell’Unione europea. Dalle tensioni commerciali con gli Stati Uniti a quelle interne alla maggioranza europeista che sostiene Ursula von der Leyen, Copenaghen dovrà traghettare i 27 fuori da un periodo costellato di pericolose incognite. “È tutto molto imprevedibile”, ha ammesso l’ambasciatore presso l’Ue, Carsten Grønbech-Jensen.
“Un’Europa forte in un mondo che cambia”, è il motto scelto dal regno affacciato sul Mar Baltico per sintetizzare il programma di lavoro. Le due priorità indicate da Copenaghen sono da un lato la difesa e la sicurezza, dall’altro l’economia e la competitività. Non poteva essere altrimenti: mentre nel cuore del continente c’è una guerra che non accenna a fermarsi, il conflitto russo-ucraino, l’Ue è stata scaricata e anche un po’ pugnalata alle spalle dall’alleato di sempre, gli Stati Uniti. Bruxelles, di fronte alla minaccia russa e all’aggressività commerciale di Washington, si è riscoperta più vulnerabile che mai.
Per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “grazie al pragmatismo e alla leadership danesi, l’Europa è in buone mani“. L’esecutivo Ue ha già presentato le prime proposte legislative per rafforzare la difesa e la competitività del blocco: il fondo Safe da 150 miliardi per prestiti per l’industria della difesa è stato approvato in tempi record durante la presidenza polacca, così come il primo dei sette pacchetti Omnibus di semplificazione normativa per le aziende europee. Su tutti gli altri file, toccherà alla Danimarca guidare le negoziazioni tra i Paesi membri e il Parlamento europeo.

Una scelta che ha segnato – come sottolineato apertamente dalla premier Mette Frederiksen – l’uscita di Copenaghen dal club dei Paesi frugali. A metà mese la Commissione europea presenterà la proposta per il nuovo bilancio pluriennale dell’Unione per il periodo 2028-2035 e sarà proprio la Danimarca a dare il via e coordinare le delicate negoziazioni tra i Paesi membri. Frederiksen, solo qualche settimana fa, aveva dichiarato a proposito: “Abbiamo avuto un ruolo di primo piano nei quattro frugali, ma la prossima volta avremo un ruolo di primo piano in un altro gruppo, perché le cose sono cambiate, il mondo sta cambiando rapidamente e dobbiamo trovare le risposte giuste a tutte le sfide che abbiamo davanti”.
L’ambasciatore danese presso l’Ue ha precisato che questo “non significa che proporremo molto più denaro, ma date le enormi sfide geopolitiche che abbiamo davanti, significa che non respingiamo a priori le proposte di finanziamento comune“. Copenaghen sfata un tabù storico, ma la cautela d’obbligo: “È molto difficile convincere i paesi scettici sugli Eurobond se non si dice loro cosa verrà finanziato”, ha spiegato ancora Grønbech-Jensen, mettendo le mani avanti: il debito comune rimane “una questione spinosa”.
Così come potrebbe farsi ostica la situazione relativa alla tenuta della maggioranza europeista al Parlamento europeo, traballante a causa delle sempre più frequenti fughe a destra del Partito Popolare Europeo. La presidenza danese potrebbe ritrovarsi a dover gestire lo scontro in e con l’Eurocamera sulla questione, che peserebbe inevitabilmente sulla finalizzazione delle proposte legislative. Sulla vicenda che ha fatto saltare il banco, quella dell’annunciato ritiro da parte della Commissione europea della direttiva sulle dichiarazioni ambientali, Copenaghen ha ammesso che “deve ancora decidere esattamente come procedere”.
La ministra per gli Affari esteri danese, Marie Bjerre, ha ricordato questa mattina in una nota altre due priorità del semestre: “Fornire sostegno all’Ucraina e affrontare la migrazione irregolare“. Nel primo caso, e in particolare per quel che riguarda l’avanzamento del percorso di Kiev verso l’adesione all’Ue, Copenaghen dovrà cercare di vincere il veto dell’Ungheria: “Stiamo riflettendo su come farlo, speriamo di riuscirci”, ha commentato l’ambasciatore. Nel secondo caso, il governo a trazione socialdemocratica di Frederiksen si sta rivelando uno dei maggiori alleati di von der Leyen e del governo italiano – con cui da mesi coordina un gruppo informale sul tema – nella progressiva stretta contro la migrazione irregolare. Non c’è dubbio che Copenaghen farà di tutto per avanzare con rapidità sulle ultime proposte della Commissione europea sui rimpatri e sulla revisione del concetto di Paesi terzi sicuri.













