Bruxelles – Nessun miglioramento, e neppure alcun deterioramento. L’andamento economico resta invariato, e dunque non c’è ragione di modificare le cose. Per questo motivo il consiglio direttivo della Banca centrale europea conferma le attese e lascia invariati i tassi di interesse, ai livelli decretati con l’ultimo taglio operato a inizio giugno.
Il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale resta dunque al 2 per cento, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali rimane al 2,15 per cento, e il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale è confermato al 2,40 per cento.
“L’inflazione è pari attualmente al nostro obiettivo del 2 per cento a medio termine”, spiega la presidente della Bce, Christine Lagarde. Inoltre “le nuove informazioni sono sostanzialmente in linea con la valutazione precedente del Consiglio direttivo circa le prospettive di inflazione”. Non ci sono condizioni per allentare, ma neppure per scegliere la via di nuove politiche restrittive. Certo, “il panorama resta eccezionalmente incerto”, anche per le incognite legato ad un negoziato sui dazi ancora in corso tra Unione europea e Stati Uniti, e questo induce alla prudenza.

Dazi, difesa e clima: i fattori di incertezza per inflazione ed economia
Il commercio incide, e tanto. Lagarde insiste sulle incertezze legate al libero scambio e le ripercussioni derivanti. “Le prospettive di inflazione sono più incerte del solito, a causa della volatilità del contesto delle politiche commerciali globali“, riconosce. Nello specifico, l‘inflazione potrebbe risultare inferiore se dazi doganali più elevati portassero a una minore domanda di esportazioni dell’area dell’euro e inducessero i paesi con sovraccapacità a dirottare le loro esportazioni verso l’area dell’euro. Tradotto: un afflusso di prodotti cinesi in risposta ai dazi degli Stati Uniti potrebbero funzionare da controbilanciamento. In questo scenario di scontro, continua la presidente della Bce, “le tensioni commerciali potrebbero portare a una maggiore volatilità e avversione al rischio nei mercati finanziari, il che peserebbe sulla domanda interna e, di conseguenza, ridurrebbe anche l’inflazione”.
Al contrario, l’inflazione potrebbe tornare a crescere in caso di frammentazione delle catene di approvvigionamento globali, situazione che determinerebbe un aumento dei prezzi delle importazioni. A questo si aggiunge la politica di difesa dell’Ue. Sì, è vero che, riconosce Lagarde, “potrebbe sostenere la crescita”, ma dipenderà da come si spenderà. “Un aumento della spesa per la difesa potrebbe anche aumentare l’inflazione nel medio termine“, avverte la presidente della Banca centrale europea, ricordando una preoccupazione peraltro non nuova legata all’agenda di sicurezza a dodici stelle. Ci sono poi i cambiamenti climatici: “Gli eventi meteorologici estremi e, più in generale, la crisi climatica in atto potrebbero far aumentare i prezzi dei prodotti alimentari più del previsto”.
![[foto: imagoeconomica]](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2025/07/Imagoeconomica_2130558-750x375.jpg)

![La presidente della Bce, Christine Lagarde [Sintra, 30 giugno 2025]](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2025/06/lagarde-250630-350x250.png)







![[foto: Mattia Calaprice/Wikimedia Commons]](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2025/12/Imagoeconomica_1783367-120x86.jpg)