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    Home » Politica » Moretti (PD/S&D): “Piano per la lotta al cancro pilastro dell’Unione europea della salute”

    Moretti (PD/S&D): “Piano per la lotta al cancro pilastro dell’Unione europea della salute”

    L'europarlamentare convinta del cambio di passo, ma chiede una commissione Salute permanente in Parlamento e scorporarla dalla commissione Ambiente. "Nei prossimi anni avremo un'emergenza"

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    16 Febbraio 2022
    in Politica, Cronaca
    Alessandra Moretti, europarlamentare del PD

    dall’inviato Strasburgo – Impossibile parlare di vere e proprie rivoluzioni immediate, ma l’Europa muove un passo importante nella creazione di un’Unione della salute. La portata del piano per la prevenzione e la lotta al cancro è solo l’inizio di un cambiamento epocale. Parola di Alessandra Moretti, europarlamentare del PD e coordinatrice per il settore del gruppo S&D, consapevole di limiti giuridici e dell’impatto del provvedimento adottato dall’Aula. “Sulla salute gli Stati conservano competenza esclusiva, è vero, ma questo piano rappresenta il pilastro dell’Unione europea della salute”, dice nell’intervista concessa a Eunews. “Col COVID si è capito quanto sia fondamentale la salute, tanto che adesso i cittadini chiedono un’Europa più protagonista. E’ un primo passo”.

    Eunews: Questo piano non è un testo legislativo. Quindi che messaggio arriva da Strasburgo?

    Alessandra Moretti: “Intanto il Parlamento investe quattro miliardi di euro sul cancro, e manda un forte messaggio alla Commissione europea. Questo non vuol dire che seguirà un testo legislativo, il piano serve per i futuri file regolatori, future direttive e proposte di regolamenti che avranno ricadute positive sulla vita dei cittadini”.

    E: Un esempio?

    AM: “Educazione. Qui si parla di prevenzione, e la prevenzione passa anche per campagne informative, corretti stili di vita e alimentari. Si pone l’accento sul problema dell’obesità tra i bambini, la necessità di attività sportive, promozione nelle scuole”.

    E: Ci saranno quattro miliardi di euro solo per il cancro. Da dove arrivano?

    AM: “Dal bilancio pluriennale dell’UE. Arrivano dal programma per la ricerca Horizon, per favorire ricerca scientifica, sviluppo di cure innovative, screening preventivi, focus su tumori pediatrici”.

    E: Possiamo immaginare che da oggi in poi ogni bilancio pluriennale avrà un capitolo specifico sul tema tumori?

    AM: “Proprio perché dobbiamo costruire l’Unione della Salute, dovremo costituire una commissione parlamentare Salute permanente, che oggi non c’è. E’ accorpata alla commissione Ambiente. In questo modo, con una commissione Salute permanente, si può avere più voce in capitolo sul bilancio e su questo tema in particolare. Lavorerò per questo, per questa commissione che oggi non c’è”.

    E: L’Unione della Salute intende rispondere alle emergenze. Siamo in emergenza tumori?

    AM: “Nell’UE si registrano più di 100 milioni di diagnosi mancate negli ultimi due anni a causa della pandemia. Solo in Italia ci sono 600mila interventi mancati e altrettanti casi di screening non eseguiti. Vuol dire che avremo un’emergenza nei prossimi anni, e il numero dei casi non diminuirà. Per questo abbiamo forzato la mano sulla prevenzione. Non dimentichiamo che il 40 per cento dei casi potrebbe essere evitato”.

    E: Come ha preso il fatto che si sia parlato tanto di vino?

    AM: “Mi è dispiaciuto molto. E’ stato fatto un lavoro molto equilibrato, il testo così com’era era completo. Purtroppo una parte della politica strumentalizza le cose ben fatte e mortifica il proprio lavoro. Qui l’interesse è la salute dei cittadini, non ci possono essere altri interessi. Ho trovato inutili gli emendamenti (in materia, ndr), non si parlava di bollino nero. Il testo andava votato così com’era. C’è evidenza scientifica sulla natura cancerogena di determinati elementi. La politica deve schierarsi sempre dalla parte della scienza, e poi decidere. Ma il consumatore deve essere informato, e sapere che non bisogna abusare di dati elementi”.

    E: Diritto all’oblio. Onorevole Moretti, perché è così importante? Cosa non va in Europa?

    AM: “C’è una discriminazione che subisce la persona guarita dal cancro, con la negazione di diritto come l’accesso al mutuo o all’assicurazione. In alcuni Stati questa battaglia è stata vinta, ma dobbiamo garantire a tutti questa vittoria. Ecco perché dopo la guarigione queste informazione devono poter sparire dalle cartelle cliniche. E’ una battaglia giusta da portare avanti”.

    Tags: Alessandra MoretticancroCOVIDpandemiaparlamento europeopdprevenzioneSalutetumoriue

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    Al Parlamento UE piace il foie gras: l’alimentazione forzata di oche e anatre “rispetta il benessere animale”

    Respinto l'emendamento per cancellare dalla relazione sulla direttiva sul benessere degli animali l'indicazione della pratica considerata dagli animalisti una crudeltà. Giarrusso (M5S): "Seguire il modello italiano di divieto"

    Federico Baccini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@federicobaccini" target="_blank">@federicobaccini</a> di Federico Baccini @federicobaccini
    16 Febbraio 2022
    in Agrifood, Politica
    Anatre Foie Gras

    Bruxelles – Una decisione che per molti resterà incomprensibile, anche perché sembra una contraddizione in termini: nell’UE la produzione di foie gras rispetta il benessere dell’animale. Lo sostiene l’articolo 31 della relazione del Parlamento Europeo sulla direttiva sul benessere degli animali nelle aziende agricole: “È una produzione estensiva che si svolge prevalentemente in allevamenti familiari, dove i volatili trascorrono il 90 per cento della loro vita all’aria aperta e dove la fase di ingrasso, che dura tra i 10 e i 12 giorni in media con due pasti al giorno, rispetta i parametri biologici dell’animale”.

    L’emendamento proposto dai Verdi/ALE e dalla Sinistra, che invitava a vietare la pratica dell’alimentazione forzata di oche e anatre, è stato respinto dal Parlamento, e in questo modo il foie gras ha trovato spazio nella relazione approvata in via definitiva con 496 voti a favore, 140 contrari e 51 astenuti.

    Si tratta di uno dei prodotti più celebri della cucina francese, definito dalla legislazione di Parigi come “fegato di anatra o di oca fatta ingrassare attraverso alimentazione forzata” (con una pratica chiamata gavage). Nei fatti, l’alimentazione forzata induce una crescita abnorme del fegato e un aumento di grassi nelle cellule epatiche. Le organizzazioni per i diritti degli animali considerano la produzione del foie gras una crudeltà nei confronti degli animali, proprio il contrario di quanto messo nero su bianco dal Parlamento UE a Strasburgo.

    A prendere posizione immediata è stato Dino Giarrusso, eurodeputato del Movimento 5 Stelle: “Abbiamo votato contro la relazione perché non contiene né un’etichettatura obbligatoria sul benessere animale, né soprattutto il divieto europeo sulla produzione di foie gras”, che in Italia già esiste dal 2007. “Per noi l’Europa deve seguire il modello italiano e vietare del tutto la produzione di foie gras”, ha aggiunto l’europarlamentare in quota 5 Stelle, che ha ricordato anche il fatto che “bisogna fare di più e migliorare le modalità di rispetto delle norme e di controllo“, seguendo gli esempi positivi sulle direttive europee che hanno consentito “cambiamenti strutturali” sulle modalità di allevamento come quelle su galline ovaiole, suini e vitelli. “I sistemi europei di etichettatura relativi al benessere degli animali, in prevalenza privati, sono tutti volontari e nei fatti sono molto diversi tra loro”, ha concluso Giarrusso, dopo aver posto l’accento sull’assenza di “una prospettiva di etichettatura obbligatoria e uguale in tutta Europa“.

    Anche dalle fila dei Verdi/ALE si sono alzate voci indignate. “Tutto questo è per soddisfare le esigenze dei palati gourmet che ignorano le atroci sofferenze a cui sono sottoposti gli animali per ottenere il foie gras”, ha tuonato Eleonora Evi, co-portavoce nazionale di Europa Verde e vice presidente dell’intergruppo sul benessere animale. L’eurodeputata italiana ha attaccato il rapporto, sostenendo che “a dispetto del nome, è lontano anni luce dalla volontà di tutelare il benessere animale”, dal momento in cui “si riferisce a una regolamentazione assolutamente datata e anacronistica”, che “si basa in modo sproporzionato su questioni di competitività e costi, non fornendo una direzione chiara né agli allevatori che desiderano uscire dalla corsa all’intensificazione, né ai cittadini che desiderano standard più elevati”. Ecco perché “il voto di oggi deve farci riflettere seriamente sulla necessità di eliminare gli allevamenti intensivi“, definiti da Evi “una barbarie per gli animali e una minaccia costante per la salute dell’uomo“, trattandosi di uno dei maggiori fattori di inquinamento e di deforestazione.

    Tags: benessere animaleDino GiarrussoEleonora Evietichetta benessere animalefoie grasparlamento europeo

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    Home » Politica Estera » UE pronta alla prova di forza con Mosca, ma il dibattito sull’Ucraina mostra i limiti in politica estera

    UE pronta alla prova di forza con Mosca, ma il dibattito sull’Ucraina mostra i limiti in politica estera

    Von der Leyen: "Auspichiamo il meglio, ma ci prepariamo al peggio". Verdi, Conservatori e Sinistra chiedono lo stop a Nordstream 2, e si lamenta il ruolo secondario dell'UE nei negoziati internazionali

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    16 Febbraio 2022
    in Politica Estera
    I presidenti di Stati Uniti e Russia, Joe Biden e Vladimir Putin. il dibattito sull'Ucraina mostra i limiti in politica estera.

    JOE BIDEN PRESIDENTE USA, VALDIMIR PUTIN PRESIDENTE DELLA RUSSIA

    dall’inviato Strasburgo – Dalla parte dell’Ucraina, pronti allo scontro con la Russia, nel bel mezzo di una crisi che vede l’Europa riscoprirsi più piccola di quanto immaginato. Il dibattito sulle tensioni lungo la frontiera ucraina vede nell’Aula del Parlamento europeo un misto di preoccupazione, irritazione e frustrazione. In una sessione plenaria che contro ogni previsione vede la presenza della presidente dell’esecutivo comunitario emerge soprattutto l’immagine di un’Europa marginale nell’arena internazionale agli occhi degli stessi europei. Il primo a spiegare i limiti di un blocco dei 27 che fa fatica a trovare una quadra in politica estera è Josep Borrell, l’Alto rappresentante dai poteri limitati in materia.

    “La Russia per settimane ha scritto solo agli Stati Uniti e alla NATO. In un secondo momento ha scritto ventisette lettere per ogni Stato membro, con l’obiettivo di avere ventisette risposte diverse”. L’Alto rappresentante mostra soddisfazione per un’Unione “che non si è mostrata divisa”, ma la condotta russa mostra i limiti di un’UE che fa fatica sulla scena internazionale. I malumori diffusi tra i banchi dell’Aula li esterna Martin Schirdewan, de la Sinistra. “La pace dell’Europa deve essere decisa qui, in Europa, non a Washington né al quartier generale della NATO”.

    La crisi ucraina ripropone una questione annosa, quella della dimensione internazionale dell’Unione europea. Per questo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, propone di “andare oltre il pacchetto di aiuti” da 1,2 miliardi di euro per l’Ucraina, e di “organizzare una conferenza dei donatori”, facendosi quindi promotore di iniziative internazionali. Senza dimenticare l’azione decisa.

    L’UE auspica il meglio, ma si prepara al peggio. Lo dicono sia Michel sia Ursula von der Leyen. Quest’ultima assicura che in caso di aggressione militare “l’UE saprà rispondere tempestivamente”, e che  “le nostre sanzioni possono colpire duramente la Russia, e il Cremlino lo sa”.  Un’affermazione che offre modo ai Verdi di scagliarsi su Nordstream2. “Dobbiamo essere pronti a sanzioni, che non sono solo sanzioni individuale. Il gasdotto deve rientrare nel pacchetto”, scandisce la co-presidente Ska Keller, che trova una sponda politica nellaa conservatrice Anna Fotyga. “Questo progetto va fermato subito, non solo in caso” in cui la situazione dovesse richiederlo.

    I popolari europei preferiscono parlare d’altro. Manfred Weber rilancia l’idea, sostenuta dal PPE, di “escludere le banche russe dal sistema internazionale”. I socialisti europei insistono sulla diplomazia come via prioritaria da seguire, ma condividono la necessità di un piano B in caso di ulteriore deterioramento. La capogruppo Iratxe Garcia Perez chiama l’Ucraina, l’invita a non cedere a Putin. “Putin ha paura del nostro modello e della nostra democrazia. Il presidente Zelensky deve continuare a impegnarsi per la via della democrazia”, quella europea.

    Di fronte alle preoccupazione per un’Europa che appare bypassata, von der Leyen assicura che il ruolo di coordinamento è stato comunque degno di nota. “I russi hanno inviato un totale di 36 lettere con richieste, le risposte che hanno avuto sono state due”. Rassicurazioni insufficienti a fugare i dubbi di un ruolo non da protagonista. “La Russia non vuole parlare con l’Europa. Putin – lamenta la liberale Hilde Vautmans – ha incontrato Macron, ma a quel lungo tavolo avrebbe dovuto sedersi l’Alto rappresentante Borrell”. Un’altra constatazione dei limiti dell’Europa in politica estera.

    Tags: borncharles michelnordstream2parlamento europeosessione plenariaSka KellerUe-Russiaukraineursula von der leyen

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