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Migranti, a Lesbo la task force europea per realizzare un nuovo centro di accoglienza
Rifugiati afghani in un sito temporaneo allestito dalle autorità greche e dall’UNHCR per dare rifugio ad alcune delle migliaia di persone fuggite dall’incendio del centro di accoglienza di Moria, sull’isola di Lesbo, Grecia. © UNHCR

Migranti, a Lesbo la task force europea per realizzare un nuovo centro di accoglienza

Dopo l'incendio che l'8 e 9 settembre ha devastato il campo di Moria. Von der Leyen: "Un duro promemoria per l'UE che deve trovare e adottare soluzioni più sostenibili al fenomeno migratorio"

Bruxelles – A Lesbo, in Grecia, è in arrivo una task force europea per migliorare le condizioni sull’isola dopo che un incendio divampato nella notte tra l’8 e il 9 settembre ha devastato il campo profughi di Moria. Migliaia i migranti che si sono trovati senza una sistemazione e hanno dovuto dormire per strada e nei campi. Un “duro promemoria” per l’UE che deve trovare e adottare “soluzioni più sostenibili al problema migratorio”, dice Ursula von der Leyen in conferenza stampa annunciando l’iniziativa europea dopo aver presentato la sua proposta di Patto per le migrazioni e l’asilo. Attraverso la collaborazione con le altre agenzie europee e internazionali sul campo, la task force servirà principalmente a realizzare “un progetto pilota congiunto con le autorità greche”, in sostanza mettere in piedi nuove strutture di accoglienza a Lesbo nei prossimi mesi.

Anche prima dell’incendio le condizioni sull’isola di Lesbo erano “inaccettabili”, riconosce la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson in un tweet. “Uomini, donne e bambini che vivono in campi sovraffollati con scarsa igiene e scarso accesso all’assistenza sanitaria”.

Secondo quanto emerso fino ad ora la task force lavorerà a stretto contatto con le autorità greche per costruire nuovi centri di accoglienza, seguendo gli standard europei, “infrastrutture durevoli” fornendo accesso a cure sanitarie e servizi igienici adeguati. Si occuperà inoltre di porre fine al sovraffollamento dei campi profughi, di cui Moria era tristemente testimone (il campo ospitava quasi 13 mila persone, oltre quattro volte più della capienza massima) attraverso il trasferimento delle persone ancora vulnerabili sulla terraferma e dei minori non accompagnati e famiglie con bambini in altri Stati membri. La Commissione europea e governo di Atene hanno trasferito 406 minori non accompagnati da Lesbo alla terraferma e finora dieci Stati membri (Belgio, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia e Svezia), Norvegia e Svizzera si sono impegnati a partecipare agli sforzi di ricollocamento in UE.

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