Bruxelles – Italia prima in Europa per sostegno agli anziani, e ultima per sostegno a infanzia e famiglie. I dati Eurostat sui dati relativi alla spesa di protezione sociale fotografano ancora una volta i limiti di un Paese troppo vecchio e per nulla ‘family-friendly’.
Secondo le stime preliminari raccolte dall’istituto di statistica europeo, nel 2019 l’Italia ha investito il 28% del suo Prodotto interno lordo in politiche sociali. E’ il quinto membro dell’UE per quota percentuale investita. Un totale di circa 500,5 miliardi di euro, riservati per lo più a pensioni e assistenza ai più vecchi.
Il 49,2% del totale della spesa sociale italiana (246,3 miliardi) è per “anzianità”. Nessuno così tra i Paesi di cui si dispongono dati. Mentre alla voce “famiglie e infanzia” l’Italia ha destinato appena il 3,9% del totale (19,5 miliardi).
la seconda voce per cui l’Italia ha speso di più in assistenza è quella in sanità e assistenza medica (22,8%). Per contrastare l’esclusione sociale nel 2019 è stata mobilitata una cifra di circa 17,5 miliardi di euro (3,5%).
I dati mostrano dunque che misure come ‘ bonus bebè’ si dimostrano o inefficaci o estemporanei. Un dato che sicuramente non aiuta a ringiovanire la popolazione nazionale.
Più che per le scelte politiche, però, i dati si spiegano con la composizione sociale del Paese. L’Italia è costituita per lo più da anziani, e già questo implica il dover pagare più pensioni che stipendi. A questo va aggiunga la situazione di salute di chi è in là con gli anni, e dunque il fatto che la seconda voce di spesa sia l’assistenza sanitaria è la diretta conseguenza dell’avere una popolazione vecchia. Certo, l’Italia deve fare qualcosa per invertire tutto questo, o non ne uscirà mai.