Bruxelles – I conti non tornano. Quelli pubblici, italiani. Il debito aumenta, seguendo una traiettoria che al momento non rispecchia quelle disegnate dalla Commissione europea. L’esecutivo comunitario, nelle previsioni economiche di primavera, pubblicate a fine aprile, stimava che per la fine dell’anno in corso il rapporto debito/PIL si sarebbe ridotto dal 150,8 per cento al 149,7 per cento. Oggi (21 luglio) Eurostat fotografa una situazione diversa. Alla fine del primo trimestre del 2022 l’indice tricolore si attesta al 152,6 per cento. Uno scostamento marcato, che pone domande sulla capacità del sistema Paese di rispettare non solo le aspettative, ma pure gli impegni di riduzione degli squilibri.
Due precisazioni sono d’obbligo. In primo luogo, la Commissione europea nel suo esercizio di monitoraggio dell’andamento economico solo due volte l’anno offre stime su tutti i principali indicatori macro-economici, ad aprile e novembre. Le previsioni d’estate, pubblicate a inizio mese, non prendono in considerazione né deficit né debito. In secondo luogo, l’esecutivo comunitario si concentra sul dato annuale, complessivo, perché il dato trimestrale, parziale, è soggetto a oscillazioni e cambiamenti. Per questo motivo a Bruxelles si riconosce un valore limitato del dato trimestrale ai fini di analisi e valutazioni più approfondite e comprensive. Numeri alla mano il dato italiano può suonare come campanello d’allarme se l’Istituto di statistica europeo, nel diffondere i dati trimestrali, specifica che “i rapporti più elevati tra debito pubblico e PIL alla fine del primo trimestre del 2022 sono stati registrati in Grecia (189,3 per cento), Italia (152,6 per cento), Portogallo (127 per cento ), Spagna (117,7 per cento), Francia (114,4 per cento), Belgio (107,9 per cento) e Cipro (104,9 per cento)”.
Lo Stivale dunque si mette in mostra per il suo stato di finanze pubbliche, che non sembra tenere il passo che ci si aspettava fino a pochi mesi fa. Va detto che la stessa Commissione europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita, tagliando addirittura di un punto percentuale la performance di espansione dell’eurozona per il 2023. Eppure, nel caso italiano, per l’anno in corso si riconosce una crescita anche superiore. Aumentando il denominatore, il rapporto tra debito e Prodotto interno lordo di conseguenza dovrebbe cambiare determinando un saldo migliorativo. Ma alla fine di marzo 2022 così non è. Il debito aumenta, allontanandosi da traiettorie, previsioni e soprattutto percorso di riduzione.