Bruxelles – Grano, mais, semi di colza e di girasole. La Commissione europea ha deciso di estendere fino al 15 settembre le misure restrittive alle importazioni di alcuni prodotti agricoli in arrivo da Kiev, per andare incontro alle richieste di Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia che da mesi lamentano strozzature logistiche e hanno introdotto misure unilaterali per impedire alle importazioni in eccesso di entrare sui loro territori.
La proroga – resa necessaria dal fatto che le misure sarebbero scadute ieri altrimenti – è stata annunciata dalla Commissione europea in una nota volutamente ambigua, mascherata all’interno di una comunicazione in cui si ribadisce “l’incrollabile sostegno dell’UE all’Ucraina contribuirà ad alleviare la difficile situazione in cui si trovano i produttori e gli esportatori ucraini a causa dell’aggressione militare non provocata e ingiustificata della Russia” con la sospensione dei dazi sui prodotti agricoli.
Questo perché le misure adottate dalla Commissione europea per andare incontro ai cinque Paesi dell’Est sta creando attriti con gli altri Stati membri. Oltre al blocco delle importazioni, Bruxelles ha finora varato anche due pacchetti di sostegno finanziario del valore di oltre 150 milioni di euro dalla riserva agricola per il 2023 che sarà destinato agli agricoltori che producono cereali e semi oleosi in questi cinque Stati membri ‘in prima linea’ con l’Ucraina. Queste misure – ha motivato la Commissione europea – continuano a essere necessarie “per un periodo di tempo limitato date le circostanze eccezionali di gravi strozzature logistiche e la limitata capacità di stoccaggio dei cereali prima della stagione del raccolto riscontrate in cinque Stati membri”, si legge nella nota. Venerdì scorso si è riunita la piattaforma comune di coordinamento tra Unione europea e Ucraina per migliorare il flusso e il transito dei prodotti agricoli lungo i corridoi.
Con l’inizio della guerra di Russia in Ucraina e le difficoltà a esportare i prodotti agricoli dalle zone interessate dai bombardamenti, Bruxelles ha deciso di sospendere i dazi doganali su tutti i prodotti agricoli importati dall’Ucraina e ha promosso l’iniziativa delle Nazioni Unite per sbloccare l’export sul Mar Nero, dopo che Mosca ha bloccato alcuni dei principali porti (e snodi commerciali) mettendo a rischio la sicurezza alimentare globale. Nonostante i tentativi, il risultato è stato che nei mesi scorsi grandi quantità di grano ucraino e altri cereali sono finite nei Paesi confinanti dell’Europa centrale, a volte rimanendo bloccate lì a causa di colli di bottiglia logistici. L’accumulo di grano e cereali nei silos ha avuto per mesi ripercussioni sulle vendite per gli agricoltori locali, con una svalutazione del prezzo dei beni agricoli, portando a proteste nei Paesi confinanti. Questo ha portato nei mesi scorsi Polonia, Ungheria e anche Slovacchia ad annunciare il divieto completo di importazione di grano dall’Ucraina per proteggere i propri agricoltori. Per portare i Paesi in questione a rimuovere le misure unilaterali introdotte, la Commissione