Bruxelles – L’Eurocamera non ha mandato giù il fatto di essere stata esautorata dal processo legislativo sul piano di riarmo europeo. Dopo le preoccupazioni espresse da Roberta Metsola a Ursula von der Leyen – gentilmente rispedite al mittente da quest’ultima -, oggi (24 giugno) la commissione giuridica (JURI) del Parlamento europeo ha chiesto alla presidente maltese di portare la questione davanti alla Corte di giustizia dell’Ue.
A quanto si apprende da fonti parlamentari, la raccomandazione è stata approvata con venti voti a favore, nessuno contrario e tre astenuti. Il voto si è svolto a porte chiuse. Ora è tutto nelle mani di Metsola, che dovrà decidere se presentare il ricorso contro il Consiglio dell’Ue – responsabile della proposta di regolamento per la creazione del fondo Safe (Security action for Europe) – entro il prossimo 21 agosto. Il ricorso non è sospensivo: qualora Metsola scegliesse di procedere, il regolamento – che ha ottenuto il via libera definitivo il 27 maggio – continuerebbe ad applicarsi.
Al centro del dibattito è l’utilizzo dell’articolo 122 del Tfue, la base legale scelta da von der Leyen lo scorso marzo per accelerare il percorso legislativo di Safe ed evitare il passaggio in Parlamento. La commissione Juri aveva già adottato all’unanimità, a fine aprile, una raccomandazione non vincolante in cui, sulla base del parere del servizio giuridico dell’Aula, sosteneva che non sussistono i requisiti d’urgenza per il ricorso alla procedura accelerata. La presidente della Commissione europea, di fronte alle proteste dell’Eurocamera, aveva affermato che “lo scopo e il contenuto della misura” – ovvero la “risposta eccezionale e temporanea a una sfida urgente ed esistenziale” – giustificavano “pienamente” la scelta della procedura.
Non la pensa così il gruppo dei socialisti e democratici (S&d): “Mettere da parte il controllo democratico non è una prova di leadership forte, ma una minaccia all’equilibrio istituzionale dell’Unione”, si legge in una nota della formazione progressista. Il problema non è nel merito del provvedimento: Safe, che mette a disposizione 150 miliardi di euro di prestiti per rafforzare le industrie della difesa nazionali, “è un passo importante e necessario per rafforzare le capacità di difesa dell’Europa”. È piuttosto il fatto – attacca René Repasi, coordinatore per S&d in commissione Juri – che la mossa di von der Leyen “fa parte di un quadro più ampio” e di “una chiara strategia di consolidamento del potere all’interno dell’Esecutivo”.
Secondo Repasi “non si tratta di un caso isolato”, perché “durante tutto il secondo mandato della presidente von der Leyen, il Parlamento è stato trattato meno come un partner democratico e più come un ostacolo, con decisioni prese sempre più spesso all’interno di ristrette cerchie e le procedure democratiche considerate semplici formalità”.