Bruxelles – L’Unione europea cerchia sul calendario la data della sua indipendenza dal gas russo: il 2027. “Non è una cosa da poco. Non è privo di sfide”, ha affermato il commissario europeo all’Energia, Dan Jorgensen, nella conferenza stampa di presentazione della roadmap RepowerEU. “Ma si può fare e noi lo faremo in modo graduale e coordinato. Sostenendo gli Stati membri dove e quando è necessario”, ha aggiunto.
Con azioni che vanno dal monitoraggio del gas usato nell’Ue all’interruzione dei contratti passando per piani nazionali di eliminazione dell’import, la tabella di marcia punta a completare il lavoro iniziato dall’Ue tre anni fa, alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina. “Oggi l’Unione europea invia un messaggio molto chiaro alla Russia: Mai più. Mai più permetteremo alla Russia di usare l’energia come arma contro di noi. Mai più permetteremo che i nostri Stati membri siano ricattati. Mai più contribuiremo indirettamente a riempire le casse del Cremlino”, ha scandito Jorgensen. Prima dell’invasione russa dell’Ucraina, metà del carbone utilizzato nell’Ue proveniva da Mosca. “Abbiamo smesso completamente di farlo”, ha ricordato il commissario. “Per quanto riguarda il petrolio russo, siamo passati dal 26 per cento al 3 per cento” mentre “sul gas dal 45 per cento del 2022 al 13 per cento di oggi”. Ma nel 2024, l’Ue ha registrato una ripresa degli acquisti: “L’anno scorso, nell’Ue, abbiamo pagato alla Russia 23 miliardi di euro per le nostre importazioni di energia. Si tratta di 1,8 miliardi di euro al mese”, ha ammesso Jorgensen. “Ciò deve cessare. Per questo motivo, oggi, la Commissione ha adottato una tabella di marcia che porterà a termine l’opera”, ha spiegato il commissario.
Il documento presentato oggi è una comunicazione e sarà seguito, il mese prossimo, da un pacchetto di proposte legislative. Tra queste, una si concentrerà sulla situazione attuale del gas russo utilizzato nell’Ue. Di fatto, la Commissione europea presenterà, entro il mese prossimo, una proposta legislativa sulle norme per una maggiore trasparenza, monitoraggio e tracciabilità del gas russo. Inoltre, l’esecutivo europeo “mira a includere requisiti di trasparenza analoghi per tutte le importazioni di gas nell’Ue nella futura revisione dell’architettura di sicurezza energetica nel 2026”, si legge nella comunicazione. Per la Commissione “la legislazione Ue vigente ha già contribuito a una maggiore trasparenza e tracciabilità delle importazioni di gas nell’Ue, ma le informazioni non sono sufficientemente dettagliate” e, in più, “non esiste un quadro Ue coerente in materia di trasparenza, monitoraggio e tracciabilità delle importazioni di gas russo nell’Ue”. Dunque, Bruxelles proporrà “le misure necessarie per un monitoraggio e una tracciabilità più efficaci”: una misura imporrà alle aziende di fornire informazioni sui contratti di fornitura di gas russo (ad esempio, volumi e durata) alle autorità competenti degli Stati membri e alla Commissione; un’altra permetterà la condivisione delle informazioni sulle importazioni effettive di gas russo tra le autorità doganali, le autorità nazionali per l’energia e la sicurezza e la Commissione. In questo modo, governi e Commissione potranno accedere a informazioni pertinenti sul gas russo immesso nei sistemi energetici, “consentendo l’attuazione di misure mirate ed efficaci a livello Ue e la preparazione di forniture alternative”.
Un’altra azione prevede che gli Stati membri preparino, entro fine anno, dei piani nazionali per l’eliminazione graduale del gas russo. In particolare, i piani dovranno indicare il volume delle importazioni di gas russo nell’ambito dei contratti in essere, compresi i contratti con clausole ‘take or pay’ (un tipo di accordo comunemente utilizzato nel settore energetico, in particolare nella vendita di gas, che stabilisce che l’acquirente prenda in consegna una quantità specifica di gas o paghi una penale predeterminata in caso di mancato ritiro, ndr); un calendario con le tappe fondamentali per il raggiungimento dell’obiettivo di eliminare gradualmente il gas russo; le opzioni di diversificazione e le capacità tecniche per sostituire il gas russo.
L’azione più netta è quella che fissa il divieto di importazioni nell’ambito dei nuovi contratti e dei contratti spot esistenti sul gas russo entro il 2025 e il divieto di importazione di gas russo nell’ambito di contratti esistenti a lungo termine al 2027. In altre parole, saranno impediti nuovi contratti con i fornitori di gas russo (gasdotti e Gnl) e i contratti spot esistenti saranno sospesi entro la fine del 2025. “I contratti a breve termine dovranno essere interrotti quest’anno, si tratta di circa un terzo dell’importazione”, ha illustrato Jorgensen. “I due terzi, i contratti a lungo termine, dovranno terminare entro la fine del 2027. Ciò avverrà sotto forma di divieto, una proibizione. Dal punto di vista legale, per le aziende che potrebbero avere questi contratti, significa il principio di ‘forza maggiore’ e pertanto non possono essere ritenute responsabili”, ha chiarito.
La Commissione ha precisato che tutte le misure della tabella saranno accompagnate “da continui sforzi per accelerare la transizione energetica e diversificare gli approvvigionamenti energetici, anche attraverso l’aggregazione della domanda di gas e un migliore utilizzo delle infrastrutture”. E la comunicazione di oggi tocca anche il nucleare, visto che, nel 2024, circa il 23 per cento dell’intera domanda dell’Ue di servizi di conversione dell’uranio è stata soddisfatta dalla Russia e nei servizi di arricchimento dell’uranio la Russia ha coperto quasi il 24 per cento del fabbisogno dell’Ue. Qui, saranno introdotte restrizioni per eliminare gradualmente le importazioni russe di uranio, uranio arricchito e altri materiali nucleari, rendendole “economicamente meno redditizie” e, il mese prossimo, la Commissione intende limitare i nuovi contratti di fornitura cofirmati dall’Agenzia di approvvigionamento dell’Euratom per l’uranio, l’uranio arricchito e altri materiali nucleari con i fornitori russi a partire da una certa data. In questo campo, inoltre, la Commissione intende proporre, il mese prossimo, una proposta legislativa con obiettivi specifici per gli Stati membri per “sostituire i combustibili nucleari russi con combustibili alternativi, accelerando la contrattazione e la concessione di licenze per tali combustibili e sviluppando ulteriormente alternative pienamente europee”; “eliminare gradualmente la dipendenza dalla Russia per l’uranio, l’uranio arricchito e altri materiali nucleari”; “aumentare la trasparenza sulle dipendenze e incoraggiare la diversificazione delle forniture russe di parti di ricambio e servizi di manutenzione”.
Per quanto riguarda il petrolio, la Commissione intende presentare il mese prossimo la proposta legislativa sui piani nazionali per eliminare gradualmente le restanti importazioni di petrolio russo e raccomanda agli Stati membri interessati di presentare, entro fine anno, i loro primi piani nazionali che delineino le loro strategie per la sostituzione delle importazioni di petrolio russo entro la fine del 2027, con la tempistica; le opzioni di diversificazione; il volume delle importazioni di petrolio russo in base ai contratti esistenti e la loro scadenza.
Infine, nell’ambito della tabella di marcia, la Commissione presenterà anche nuove azioni per affrontare il problema della flotta ombra russa che trasporta petrolio ed è inoltre prevista un’iniziativa europea per la ‘Valle dei radioisotopi’ per garantire l’approvvigionamento di radioisotopi medicali da parte dell’Ue attraverso un aumento della produzione propria.
“La Russia rappresenta una minaccia per tutti noi. Pertanto, dobbiamo agire. E pertanto, adottiamo queste nuove misure significative contro la Russia. Azioni importanti per garantire la nostra indipendenza, in solidarietà con l’Ucraina”, ha affermato Jorgensen. “Già alla fine di quest’anno, tutti gli Stati membri presenteranno piani concreti su come bloccare le importazioni di energia russa. I nuovi contratti per il gas e i contratti spot esistenti saranno vietati già quest’anno, eliminando così un terzo delle attuali importazioni dalla Russia”, ha ribadito Jorgensen. Ma il dubbio è sulla parola ‘tutti’. Non si è fatto attendere il commendo ungherese alla roadmap. “Dopo il totale fallimento delle sanzioni contro la Russia, la Commissione europea sta commettendo oggi un altro grave errore escludendo in modo forzato, artificiale e ideologico le fonti energetiche russe”, ha dichiarato il ministro ungherese degli Esteri Peter Szijjarto in un video pubblicato su Facebook. E va ricordato che, per l’Ungheria e la Slovacchia, il petrolio russo rappresenta ancora oltre l’80% delle loro importazioni totali di petrolio.