Bruxelles – Agenda digitale, reti ultraveloci di telecomunicazione mobile, intelligenza artificiale. L’Unione europea intende fare sul serio, dedicando a tutto questo una voce specifica di spesa all’interno del prossimo bilancio pluriennale dell’Ue (Mff 2021-2027), come mai fatto finora. Per la prima volta, l’esecutivo comunitario istituisce un programma digitale, dotato di risorse complessive pari a 9,2 miliardi di euro con cui finanziare super-computer (2,7 miliardi), intelligenze artificiali (2,5 miliardi), sicurezza cibernetica (2 miliardi), formazione (0,7 miliardi) e tecnofinanza (1,3 miliardi).
La decisione presa dal collegio dei commissari ha una valenza strategica, sottolinea il commissario per l’Economia digitale, Mariya Gabriel. “Avere a disposizione il primo programma digitale paneuropeo è un passo importante per rafforzare la leadership mondiale dell’Europa nel conseguimento della trasformazione digitale”. Il programma politico della Commissione politica è di “investire in capacità digitali strategiche essenziali” per la competitività dell’Ue di fronte alla terza rivoluzione industriale già in atto.
Gabriel insiste sulla centralità del cittadino. La strategia dell’Ue mira a favorire la creazione di personale qualificato. Attualmente, ci sono più di 350mila posti vacanti in Europa per esperti tecnici altamente qualificati in settori quali l’intelligenza artificiale, l’analisi dei dati e la sicurezza informatica. I 700 milioni che il team Juncker intende mettere sul piatto servono proprio a rispondere a un’offerta di lavoro che resta disattesa, attraverso corsi di formazione a breve e lungo termine e con tirocini sul posto di lavoro, indipendentemente dal loro Stato membro di residenza.
Anche la pubblica amministrazione dovrà stare al passo coi tempi. La tranche da 1,3 miliardi di euro intende garantire la digitalizzazione del settore pubblico e dei pubblici servizi, oltre alla loro interoperabilità a livello Ue. Le stesse risorse, poi, intendono agevolare l’accesso alla tecnologia e al know-how per tutte le imprese, in particolare le pmi.
Ma sono i super-computer e le intelligenze artificiali le vere sfide di questo scorcio di XXI secolo, e non a caso il grosso dello speciale programma digitale è dedicato a questi due capitoli. Nell’era di internet i dati sono tutto, e chi più ne ha e soprattutto chi meglio riesce a processarne può gestire il cambiamento economico che corre sul web. L’Ue intende avere, al più tardi entro il 2023, elaboratori in grado di processare un miliardo di miliardi di dati al secondo, e avere software ancora più veloci entro il 2026/2027 così da poter garantire un ampio uso del supercalcolo, sia in settori di interesse pubblico come la salute, l’ambiente e la sicurezza, sia in ambito industriale (in particolare per le piccole e medie imprese).
In tale ottica le intelligenze artificiali contribuiranno alla conservazione e all’accesso sicuro dei dati. Servirà però un sistema integrato europeo. Ecco perché si chiederà cooperazione tra gli Stati membri. Del resto, ricorda il commissario per il Mercato unico digitale, Andrus Ansip, “intelligenza artificiale, supercalcolo, sicurezza cibernetica, e-government e competenze digitali sono tutti settori che i leader dell’Ue hanno individuato come essenziali per la competitività futura dell’Unione europea”. Il vertice dei capi di Stato e di governo di fine mese sarà un primo banco di prova. Si dovrà discutere anche di bilancio, e si vedrà fino a che punto i leader saranno veramente d’accordo sul da farsi.